La prima parte è una sorta di descrizione del dolore patito dalla Vergine, la seconda una vera e propria “compassione” (letteralmente patire assieme), ove il fedele chiede di essere partecipe nella comprensione dei dolori provati dal Salvatore sino a ricongiungersi con lui in paradiso.
Pergolesi compose l’opera nel 1735 e la sua prima esecuzione fu del 1736. La sua versione andò a sostituire quella precedente di Alessandro Scarlatti e, oltre ad una maggiore compattezza armonica, è caratterizzata ad una maggiore aderenza al testo sacro, la musica si fonda con esso ed è posto in risalto il pathos, il dolore, facendo in modo che quasi il fruitore percepisca il lamento sulla propria pelle.
Una occasione per prepararsi alla Pasqua e comprendere la sofferenza e il sacrificio compiuto dal Cristo per la redenzione dei nostri peccati e per donarci la vita eterna attraverso uno degli strumenti per eccellenza utilizzati, da sempre, dalla Chiesa Cattolica per comunicare i suoi misteri ed i suoi dogmi in maniera incisiva ai suoi fedeli: l’arte, che giunge, come il messaggio cristiano, prima al cuore e poi, per suo tramite, all’intelletto.
Giovanni Di Rubba
