Un amico ci ha lasciato, più che un amico, potrei dire un fraterno amico: Aldo Agrillo, decano dei giornalisti di Torre Annunziata. Conobbi Aldo nel lontano 1970, lui affermato giornalista del “Roma”, io solo da un paio d’anni collaboratore de “Il Mattino”.
Per ragioni di lavoro, incominciammo ad incontrarci: sempre più spesso e nei posti più disparati. Prima un timido (avevo circa 20 anni di meno) saluto, poi contatti sempre più di amicizia. Ci scambiavamo, spesso, riflessioni sui “pezzi” da inviare ai rispettivi giornali.
Nel 1971 decisi di fondare il mio giornale e nacque “il Gazzettino vesuviano”, non ero ancora iscritto all’albo dei giornalisti e per la firma di direttore responsabile chiesi ad Aldo di impegnarsi in prima persona nella neonata testata. Fu immensamente contento ed iniziammo un sodalizio che è durato più di venti anni.
Giornalista serio e preciso nonché uomo di stampo d’altri tempi, diede al Gazzettino una linea ben definita che portò il giornale all’attenzione della città di Torre Annunziata ma anche di una buona parte del comprensorio vesuviano. Alla dolorosa notizia della sua dipartita mi sono sentito, anche se da un po’ non ci vedevamo, una stretta al cuore. Con Aldo scompariva anche un pezzo della mia gioventù.
La sua città, Torre Annunziata, e tutti noi giornalisti, lo ricorderemo con affetto e con stima. Con lui viene a mancare una figura, un personaggio di rilievo che per ben oltre mezzo secolo ha rappresentato una firma a cui si sono ispirati molti giovani amanti di questo lavoro.
Sono sicuro che adesso Aldo continuerà a scrivere, solo di cose belle, di pace e di amore.
Il tuo discepolo ed amico
Pasquale