Il primo spunto è proprio l’indignazione, l’onda di malessere che nel volgere di poche ore è montata sui social. Perché, ed è questo un dato accertato, in questo paese ci si indigna sempre contro chi sta dall’altra parte. Che sia l’immigrato, il vu cumprà o più semplicemente chi ci sta antipatico. Strano che non si riversi mai l’indignazione addosso ai “nostri” che siano politici, amministratori o i tanti saltimbanchi pubblici in giro un po’ dappertutto. Dicevamo dell’indignazione, del disappunto che molti hanno espresso sui social facendosi sostenitori delle tesi più disparate: chi avrebbe voluto che venissero bruciate le baracche degli immigrati, chi avrebbe voluto l’intervento dell’esercito, chi della forza pubblica, ancora chi invoca una inquietante “pulizia” dei rom con annesso ritorno alla sicurezza, al benessere e alla prosperità dei luoghi violati. Ma queste cose a Varano, luogo della contesa, dove sono? Ma soprattutto quando mai ci sono state?
L’inizio della fine di Varano, e pure del suo polmone archeologico tanto difeso dai tanti utenti patrioti, è cominciato nel 1962, anno in cui l’archeologo Libero D’Orsi terminò l’ultima campagna nel sito di Stabia. Sapete perché quel decennio irripetibile per l’archeologia stabiese si arenò? Perché la collina di Varano era stata invasa dai palazzi, dalle speculazioni edilizie, dal cemento e dal disastro ambientale. Insomma, già si erano innescati quei meccanismi che in meno di un ventennio avrebbero trasformato l’area in quello che è oggi: una cloaca dove c’è di tutto, non solo i rom. Ma, ad esempio, uno dei tassi di abusivismo edilizio più alti del bacino nocerino-sarnese, inquinamento, locali senza licenza, sporcizia e per l’appunto siti archeologici segnati dal degrado.
In questo scenario non è troppo riduttivo invocare il rispetto dei luoghi e della dignità urbana solo perché i rom hanno installato le loro baracche? E’ evidente che non siano solo i rom il problema, la causa. Ritengo al contrario che essi siano l’effetto, la reazione a un’assenza di strategia di quest’area da sempre periferia e dormitorio. A Varano pubblico e privato non hanno mai investito seriamente ma hanno applicato la politica del laissez faire, della crescita disordinata che non ha prodotto altro che disordine; lo stesso disordine che alimenta i rom, le baracche e la sporcizia della quale oggi tanto ci si lagna. Bisogna essere onesti e analizzare i problemi. Troppo comodo ridurre questione complesse riversandole su comode vie d’uscita.Questo atteggiamento di fondo non è solo deleterio alla collettività, ma lascia anche un pesante velo di inquietudine dato che va a connotarsi di sentimenti che incitano spesso all’intolleranza, se non addirittura al razzismo.
Angelo Mascolo