Riproporre i percorsi serali negli scavi archeologici di Pompei: è questo, in sintesi, il contenuto della proposta indirizzata dal vice sindaco, nonché assessore al turismo e ai beni culturali, Pietro Orsineri al soprintendente Massimo Osanna in una lettera firmata anche da diversi operatori turistici pompeiani, quali Federalberghi e Ascom.
L’iniziativa, in essere dal 2002, è volta a fornire un’immagine della città romana diversa da quella tradizionale, con l’allestimento di suggestivi percorsi di luci, consentendo al visitatore di immergersi in un’atmosfera magica, senza tempo. Oltre al fascino della storia antica, le “Lune di Pompei”, questo il nome dato ai percorsi notturni, costituiscono anche un’occasione per vivere appieno la città di Pompei anche fuori dalle mura antiche, con attività ed esercizi commerciali aperti fino a notte inoltrata.
Tuttavia le “Lune di Pompei”, al netto della suggestione e della bellezza, hanno fatto registrare in questi anni, con speciale riferimento all’anno scorso, anche pecche vistose e incresciosi disagi organizzativi. Vale la pena ricordare le modalità dell’accesso serale al sito, riservato a pochi fortunati, che ha al contempo escluso tanti appassionati; per non parlare della chiusura anticipata di diversi negozi e bar che ha di fatto negato la possibilità ai visitatori di un ristoro o di una passeggiata in centro. Senza alcun dubbio le “Lune di Pompei” possono, anzi devono, costituire un’ulteriore vetrina per la promozione e valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale ed archeologico della città, ma lo sviluppo turistico di una comunità deve necessariamente seguire delle linee che siano chiare ed essenziali.
Perché la Pompei “notturna” possa rappresentare effettivamente un successo, cosa che negli anni scorsi non si è verificata, serve una minore rigidità nella regolamentazione degli accessi da parte della Soprintendenza Pompeiana è impensabile infatti che un sito che accoglie flussi turistici quantificabili nelle decine di migliaia possa ridursi a qualche centinaio di visite e contemporaneamente un’intesa fattiva con i commercianti e gli imprenditori pompeiani, che smettano di coltivare il proprio orticello, causa principale della depressione economica della città mariana, e inizino a pensare in un’ottica collettiva.
Nel mezzo, naturalmente, la politica pompeiana che è chiamata a svolgere un fondamentale ruolo di raccordo. Altrimenti, e lo diciamo subito, le “Lune di Pompei” rischiano seriamente di trasformarsi nell’ennesima eclissi della città.
Angelo Mascolo