Al Teatro Mattiello di Pompei, la Compagnia “le Torri”, nata nel 2011) e costituita da attori di Torre Annunziata e Torre del Greco, ha presentato “Il Malato Immaginario” di Moliere (v. foto in un ritratto del tempo) in versione più vicina al nostro abituale linguaggio napoletano; la messinscena è stata riadattata, diretta e interpretata da Maurizio Guarino, un torrese tra i fondatori del Team, legato da sempre all’arte della recitazione. Negli spettacoli precedenti, il gruppo, che riunisce diversi amatori del palcoscenico, ha ottenuto grossi successi di pubblico e di critica.
L’opera è tra quelle da cui traspare la relazione della drammaturgia di Moliére con il teatro comico italiano e la “Commedia dell’arte”; da ciò quanto di più vivo e di più fecondo delle due fonti sono state utilizzate dal commediografo francese per la creazione della moderna commedia di carattere e di costume. Il racconto scenico è una satira in cui viene rappresentato, in forma grottesca, l’atteggiamento dei medici del tempo, professionisti di scarsa qualità , legati al denaro, ed operanti solo per interessi personali. Argante, un benestante, è convinto di essere seriamente malato, invece è sanissimo.
Per tale sua fissazione spende gran parte del suo denaro per le inutili cure prescritte da dottori avidi di arricchirsi alle sue spalle (ciò forse anche per i veri mali che hanno assillato il commediografo stesso). La fisima del protagonista arriva a voler far sposare sua figlia ad un medico, assicurandosi le migliori cure gratuitamente. Fortunatamente nel finale le sue idee cambiano completamente. Guarino, interprete convincente del protagonista, come regista ha compiuto una immane fatica, insieme con i suoi attori, mettendo in scena un lavoro difficile con tanti personaggi, in quanto come egli stesso ha detto nel discorsetto finale, non bisogna avere paura delle difficoltà del cambiare autori e generi di spettacoli.
In primis dobbiamo senz’altro elogiare la realizzazione di scene e costumi, semplice ma inerenti all’epoca. Vogliamo poi soprattutto plaudire il regista che ha affidato alcuni ruoli a debuttanti, quelli che forse continueranno a fare teatro dopo che egli sarà “andato in pensione”. Gli interpreti hanno ottenuto tutti entusiastici applausi, soprattutto alcuni che hanno interpretato con convinzione i loro personaggi; ci piace citare Cettina Parescandolo, che ha usato tutta la sua esperienza di palcoscenico nel ruolo di Ninetta, la serva della casa, affezionata alla figlia di Argante, Angelica, che “dolcemente” (come Moliere voleva) ha vestito i panni della ragazza innamorata.
Altri attori di rilevanza scenica si son dimostrati Tommaso Cagherai, nel ruolo di Luigi, figlio di un arcinoto medico parigino, attore bravo. che, a nostro avviso, forse artatamente ha forzato un po’ il ruolo. Notevole la dialettica di Belardo (Enzo Cutolo), fratello di Argante, interprete sicuro nel suo ruolo di risolutore della situazione incresciosa in cui si è infilato il suo congiunto. Infine, ben simulato dall’attrice Carmela Sculco l’amore per Aragante. Applausi per tutti gli altri che per questone di spazi non abbiamo citato.
Federico Orsini