Annullate in casa del Pd a Ercolano le primarie dal commissario Teresa Armato perché sussisterebbe il rischio di infiltrazioni criminali all’interno del partito. Raccapricciante, lesiva per l’immagine del movimento politico ( primo partito in città) e soprattutto per l’onorabilità di un paese in ginocchio. Basterebbe questa affermazione in una società civile degna di tale appellativo per annullare tutto, per chiedere interventi superiori e risolutori che riportino ordine e trasparenza all’interno di una comunità che ad oggi ha suscitato a livello nazionale anche troppa ilarità.
Lo stesso linguaggio usato spesso dai media per descrivere l’incandescente scenario politico ercolanese ( guerra fredda, scissione, tradimenti , etc…) poco si addice ad un paese che è stato soprattutto negli ultimi tempi particolarmente osannato per gli ottimi successi ottenuti nella lotta alla camorra con particolare riferimento al debellamento a livello locale dello spietato fenomeno del racket. Ebbene tale “roccaforte di legalità” come può oggi spiegare ai giovani, agli onesti ercolanesi infelici commenti e realtà politiche che fortemente cozzano con i meriti civili sopraelencati?
E soprattutto come si è giunti ad un simile sfacelo? Avallando logiche clientelari, credendo per decenni che il governo di città e gli incarichi pubblici insiti nello stesso potessero essere trasmessi familiarmente in eredità, ignorando le esigenze della povera gente al contrario strumentalizzata dai signorotti di turno per pochi spiccioli.
Pochi spiccioli: perché per chi fatica onestamente a mettere insieme pranzo e cena anche pochi euro possono incidere sulla sopravvivenza in senso letterale. In sintesi: la mala politica a Ercolano (e non solo) si è spesso sostituita alla latitanza di uno Stato incapace di adempiere ai principali compiti sanciti dalla Costituzione Italiana (l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione).
Alfonso Maria Liguori