Napoli, bordate di Tullio De Mauro a Renzi, Santanchè e Salvini

photographerBordate di Tullio De Mauro (uno dei padri della lingua italiana) a Renzi, Santanchè e Salvini: “La politica arruola la Santanchè e Salvini perché alzano il dito medio per esprimere il loro dissenso quindi parlano un linguaggio più rapido. C’è di meglio in politica ma anche di peggio però. Il Jobs Act? Una creatura di poco senso. Parlate come mamma vi ha fatto, chi parla affettato e senza inflessione dialettale, l’allicchettato, come si dice a Napoli, suscita diffidenza. Faccio il linguista, un mestiere abbastanza inutile. ma le parole possono essere usate come serial killer. E io sono sopravvissuto”. Non ha freni il linguista italiano per eccellenza ai microfoni di Radio Club 91 nel programma I Radioattivi (con Ettore Petraroli e Rosario Verde) e accenna anche ai suoi trascorsi in politica: “Ho fatto politica solo perché mi hanno prelevato dall’università”.

Sulla lingua italiana invece: “Faccio il mestiere di linguista quindi un mestiere abbastanza inutile. La lingua italiana per fortuna mantiene ancora vivi tutti gli accenti dei retroterra dialettali. Si può notare che chi non ha un accento che lo riporta ad un luogo particolare, ad una regione particolare, suscita diffidenza. Chi parla allicchettato non viene apprezzato mentre chi parla come mamma l’ha fatto fa un altro effetto”.

Su Napoli: “Sono andato via da Napoli ragazzino ma se torno a Napoli dopo 24 ore mi riaffiora la calata napoletana. Ci sono detti napoletani memorabili che sfoggio e traduco in giro. Le parole inglesi esibite laddove non servono alla comunicazione sono l’equivalente di un dire lasciatemi lavorare voi che non capite. Non avete lavoro? E vi do il Jobs Act”.

E alla domanda su chi è stato più utile alla lingua italiana tra Berlusconi e Renzi risponde: “Sono dei campioni. A parte il Jobs act, che è una creatura di Renzi insieme a qualche altra sciocchezza, entrambi hanno capacità di cercare formulazioni di cui non si capisce bene il senso ma sono casi interessanti, perché se poi uno non va al di là delle parole, hanno presa. Le parole possono essere usate come serial killer. Ma io sono sopravvissuto”.

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