Prosegue dunque la scia di incontri letterari in città in luogo che molti pomiglianesi vedono come un’oasi del deserto per lettori, in grado di mettere in comunicazione diretta gli autori dei testi e coloro che ne decretano il successo.
Di Mare, infatti, si è interrogato sul motivo di tanta predominanza femminile e, dopo le tante esperienze vissute da inviato di guerra all’estero, ha dedotto che c’è poco da fare, lo sguardo delle donne sulla vita da senso alla vita stessa. Ed è proprio di senso della vita, in particolar modo della speranza di vita, che ha deciso di parlare delineando personaggi tanto diversi tra loro quasi a formare una sorta di commedia umana che con dialoghi leggeri riesce a penetrare nelle viscere dell’attualità. Essendo un testo attuale non poteva non affrontare il tema della crisi, iper altro in tutte le sue sfaccettature sociali, ma con altrettanta leggerezza fa scoprire ai suoi lettori che proprio nella capacitò dialogica delle donne risiede la risoluzione a tutti i problemi. Gli uomini, per il giornalista, dovrebbero solo che apprendere dalle loro metà queste capacità e non a caso conferma di aver scelto di delineare nel suo romanzo solo una tipologia di uomini realmente positivi: quelli che si innamorano. Inevitabilmente l’amore fa scoprire quell’umanità di cui certamente anche il genere maschile è dotata ma solo una donna può tirare fuori e migliorarne la qualità di vita.
Ciò che sorprende è quanto proprio un uomo abbia saputo esplorare così bene l’universo femminile trattando di personaggi di tutte le fasce d’età e di ceto, ambientando la storia in un paese meridionale che potrebbe essere la stessa Pomigliano per quanto variegato di umanità.
Si comprende allora che nel titolo quei miracoli si riferiscono proprio alla capacità delle donne di cambiare il destino e per tanto si dimostra un testo ancor di più dedicato a chi ancora non ha avuto la forza di prendere per mano la propria vita e condurla ovunque si desidera, anche qui al sud. Lo stesso meridione viene esaltato per le sue eccellenze, da quelle sociali fino a quelle culinarie in una serie di evocazioni che ne fanno un testo di arte visiva. Un libro dunque che fa bene al cuore.
Stella Porricelli