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Gragnano ha ricordato il partigiano Matteo Scola, scoperta una targa in suo onore

S1920001Ci sono voluti settant’anni per onorare il ricordo del partigiano Matteo Scola, un travagliato percorso di memoria conclusosi con la cerimonia di scoprimento della lapide di domenica scorsa. La perseveranza di pochi, in particolare del presidente del centro di cultura e storia di Gragnano e monti Lattari, Giuseppe Di Massa, ha permesso alla cittadinanza di conoscere la storia di un gragnanese che ha dato la sua vita durante la guerra di liberazione dal nazifascismo. Scola nacque a Gragnano nel 1916 da una famiglia agiata di proprietari terrieri. Suo padre era medico condotto di Gragnano e Casola di Napoli. Prestò servizio militare negli Alpini, col grado di sottotenente e conseguì la qualifica di Guardia alla Frontiera. L’8 Settembre del 1943, giorno dell’Armistizio, si trovava in Piemonte nelle alti valli di Saluzzo sotto il Monviso, al confine con la Francia. Il suo comandante ten. col. Bolgeri diede l’ordine di disperdersi per evitare che i militari fossero catturati dai tedeschi. Matteo Scola decise di raggiungere i partigiani sulle montagne e fu inquadrato nella 181° Brigata Garibaldi che operava in Val Varaita, a monte di Saluzzo. «Vi sono diverse versioni circa la sua cattura ad opera dei tedeschi alla fine di Aprile del 1944. Matteo Scola si era fatto assumere insieme ad un altro partigiano ( una fonte dice sempre di Gragnano o forse genericamente “napoletano”) in una organizzazione militare tedesca, la ditta TOD, come operaio per l’assemblaggio delle bombe d’aereo che si utilizzavano in un piccolo aeroporto tedesco poco distante. Lo scopo era di fornire alla resistenza le informazioni sui decolli degli aerei da bombardamento sulle postazioni partigiane.

Probabilmente per opera di spie furono identificati come partigiani ed arrestati dalle SS. Dopo alcuni giorni di detenzioni e interrogatori, non avendo ottenuto informazioni, le SS li condussero lungo la recinzione e, in un boschetto isolato presso il fiume, li trucidarono. Forse li avevano prima costretti a scavarsi la fossa, li collocarono uno sull’altro, la testa tra i piedi dell’altro e li ricoprirono alla meglio. Uno dei due ebbe la forza di alzare un braccio fuori dalla terra e questo permise il giorno dopo il ritrovamento dei due corpi, che indossavano ancora la tuta della TOD. Portati al cimitero di Monasterolo, fu eseguita l’autopsia che evidenziò due ferite, una al cuore e una alla testa. Poco prima del seppellimento, una conoscente che poi si rivelò un’appartenente alla resistenza, che più volte aveva ospitato lo Scola nella sua casa di Saluzzo, riconobbe il cadavere di Matteo Scola. La stessa donna, Maria Luisa Alessi, fu poi arrestata e fucilata dopo sei mesi da quegli avvenimenti, nella stazione di Cuneo.» racconta Giuseppe Di Massa.

Uno stillicidio di morti che però permise di costituire una piccola e gloriosa Repubblica indipendente delle Valli Maira e Varaita, che tenne in scacco per alcuni mesi i tedeschi e i repubblichini della famigerata brigata Monterosa. Scola fu dichiarato disperso e solo a guerra finita, nel gennaio 1946, venne la conferma della morte agli angosciosi sospetti dei familiari. «Egli è l’unico partigiano di Gragnano caduto, ma poi, dopo i solenni funerali svoltosi nel 1946, si era persa la memoria storica di quegli avvenimenti e dopo 70 anni è giusto che si ricordi la sua eroica vicenda. Come Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari Alfonso Maria Di Nola, ci siamo fatti portatori di questa iniziativa, subito fatta proprio dall’Amministrazione Cimmino. Questa lapide, quindi, voluta dall’intera Città di Gragnano, Amministrazione Comunale in testa, sarà per lungo tempo un esempio di attaccamento alla propria Patria, fino al supremo sacrificio della stessa vita» ha concluso Di Massa.

Carmine Iovine

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