Durante l’indagine, i carabinieri hanno sequestrato i computer con i software illegali che permettevano di rilasciare la documentazione relativa alla revisione delle auto senza mai sottoporre a test i veicoli. I reati ipotizzati sono falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti di un servizio di pubblica utilità, sostituzione di persona, riciclaggio, soppressione di targhe, violazione della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Per scoprire il raggiro, i carabinieri hanno fatto lunghi servizi di osservazione e hanno controllato migliaia di documenti. In particolare, sorvegliando l’esterno dei centri di revisione con telecamere nascoste hanno scoperto che negli orari indicati per le operazioni di revisione, invece dei veicoli formalmente revisionati di fatto arrivavano a piedi proprietari o tecnici senza auto e portando solo i documenti di circolazione sui quali apporre il tagliando della pratica che era stata completata solo in maniera fittizia.
Nel febbraio dello scorso anno, sempre per false revisioni, i Carabinieri avevano denunciato altre 13 persone, tra titolari di centri di revisione, tecnici e meccanici. In quella circostanza gli investigatori scoprirono che circa 1.300 revisioni erano state fatte a nome di un tecnico deceduto.