Quando la legalità abbandona la periferia napoletana. Non è il titolo di un romanzo ma la drammatica realtà che avvolge zone popolatissime ai margini di Partenope come Scampia, Bagnoli, San Giovanni a Tedeuccio, Barra, Ponticelli , etc.. Sotto gli occhi di tutti si consumano reati a qualsiasi ora del giorno anestetizzando le coscienze dei residenti con incoscienti massime del tipo “tutti devono campare”. Questa mala filosofia ha prodotto negli anni la cattiva politica, il clientelismo spicciolo al servizio dei poteri massonici, di quelle logge illuminate dove si può tutto ciò che si vuole e al comune cittadino non è dato dimandare ( ci perdoni Dante per l’adattamento degli immortali versi).
Il quesito è sempre lo stesso : chi controlla il controllore? Perché le denunce ufficiali fioccano, le segnalazioni non si contano eppure sembra sempre che qualsiasi intervento istituzionale sia paradossalmente finalizzato a che nulla muti. Forse nel guano della camorra, della prevaricazione violenta, dei voti comprati sulla fame della povera gente c’è chi si ingrassa al punto di ignorare le sacrosante rivendicazioni degli onesti contribuenti napoletani, avviliti e sfiduciati nei confronti di buona parte della politica indigena .
Lo Stato : unico vero referente per ogni cittadino italiano deve riappropriarsi e in tempi utili di quella sovranità legittima che in alcune zone della città sembra vacillare pericolosamente. Non occorre attendere incursioni mirate di noti show televisivi per evidenziare quello che è sotto gli occhi di tutti. Questo processo di rinnovamento ideologico deve partire dalla scuola e da una nuova classe di amministratori avulsa a qualsiasi condizionamento legato alla “vecchia guardia”. Lealtà e amore per i luoghi : questi gli antidoti da iniettare al popolo di Napoli per tornare a credere nelle incommensurabili potenzialità di una terra dai natali celeberrimi sotto il profilo sia storico che culturale. Della serie : “ impossibile è una parola che si trova solo nel vocabolario degli stupidi! ( Napoleone Bonaparte)”.
Alfonso Maria Liguori