Scavi: troppe visite? Ecco le soluzioni

big_pompei_scaviPiù o meno tutti conoscete l’aneddoto dell’uovo di Colombo. Lo stratagemma che il celebre navigatore genovese utilizzò per replicare ai suoi detrattori che lo accusavano della presunta facilità nella scoperta dell’America. Com’è noto Colombo sfidò i suoi avversari con una prova: riuscire a far stare in equilibrio un uovo. Dopo svariati tentativi dei rivali, fu lo stesso navigatore a dare la soluzione all’enigma: praticare una frattura alla base dell’uomo consentendogli dunque di rimanere in piedi. Correva l’anno 1493. Da allora in poi il modo di dire “l’uovo di Colombo” si usa quando si descrive una maniera incredibilmente banale per risolvere un problema in apparenza senza soluzione.

A un “uovo di Colombo” si possono ascrivere le parole del Soprintendente Massimo Osanna, che in merito alle migliaia di turisti che la scorsa domenica hanno invaso Pompei, ha dichiarato nell’ordine che esse “non sono un flusso sostenibile” e soprattutto che per “arrivare preparati” a una simile invasione occorra un incremento della sorveglianza e “il numero chiuso”. Insomma, semplice: visto che le “Domeniche al Museo”, l’iniziativa alla quale destinare le misure indicate dal Soprintendente, rappresentano per Pompei un fenomeno ingestibile la soluzione più a portata di mano è quella di chiudere i cancelli, sbarrare le porte, alzare le saracinesche. Se si trattasse di un sito di provincia, sperduto su qualche collina, le misure indicate dal Soprintendente potrebbero anche andare bene.

Il punto è che stiamo parlando di un sito archeologico tra i più importanti del mondo. Un sito per il quale le soluzioni low cost non sono soddisfacenti. Un sito che ha bisogno di una gestione ordinata, mirata e soprattutto preventivata. Perché ciò che è accaduto a Pompei nello scorso week end, con turisti banchettanti su muri antichi o spaparanzati nei locali freschi di restauro di Villa dei Misteri, è imputabile alla miopia di chi era tenuto a preparare e coordinare la sicurezza di Pompei. Va da sé che trentamila visitatori in un giorno, in media quello che l’area archeologica registra in circa tre mesi di affluenza, rappresentino un “flusso ingestibile”. E’ un po’ come fare la scoperta dell’acqua calda, giusto per rimanere in tema di aneddoti e modi di dire.

Ci permettiamo noi, gli stessi che in esclusiva avevamo denunciato i disagi causati dalla calca della scorsa domenica, di offrire una soluzione, forse ancor più semplicistica del numero chiuso prospettato da Osanna: rimuovere Pompei tra i siti che aderiscono alla “Domenica al Museo” e mantenere il normale ingresso a pagamento. Anche se corriamo il rischio di apparire eccessivamente “elitari”, di essere tacciati come difensori di una cultura di nicchia, la priorità che un Soprintendente dovrebbe tenere a cuore è quella di preservare il sito che è stato chiamato a gestire. Altre logiche non sono conciliabili.

A fronte di tutto questo, riteniamo che siamo molto più grave e scandaloso l’aumento dei ticket d’ingresso al sito, da 11 a 13 euro a partire dal prossimo 26 maggio. Questa sì una decisione “elitaria”, che rischia seriamente di allontanare i visitatori seri e interessati al contrario di quelli che domenica hanno bivaccato alla ricerca unicamente di una squallida giornata alternativa.

Angelo Mascolo

 

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