Giulia (nome di fantasia) ha 32 anni, quattro figli e un marito da cui riceve da 15 anni continui e terribili maltrattamenti. Giustificava e copriva tutto con la coltre dell’amore. Quando era fuori per lavoro, giacca e cravatta, sembrava la persona più socievole e buona di questo mondo ma a casa, protetto dalle mura domestiche e sotto l’effetto dell’alcool la maltrattava e umiliava. Dopo l’ennesima violenza, temendo per i suoi figli, Giulia decide di denunciare il marito. Chiede aiuto. Si rivolge al Progetto Famiglia. La sua storia chiede una risposta, i suoi figli hanno diritto a crescere in un ambiente sereno.
Da questo incontro con Giulia, nasce l’esigenza di dedicarsi a queste donne e ai bambini vittime di maltrattamenti e di violenze perpetuate quasi sempre dai loro compagni o da altri membri della famiglia o addirittura in ambito lavorativo. Cosai intendiamo quando parliamo di violenza? Di un’esperienza continua e debilitante di un abuso fisico, psicologico, sessuale e/o economico che si sperimenta principalmente in una relazione di intimità e che in molti casi sfocia addirittura nella morte della donna. Secondo il rapporto dell’Eures sul femminicidio, in Italia aumentano quelli in ambito familiare, il 66,4%: la maggior parte per mano del marito o convivente (55, pari al 45,1%); cui seguono gli ex coniugi/ex partner (18 vittime, pari al 14,8%) ed i partner non conviventi (8 vittime, pari al 6,6%).
Uscire dalla violenza si può. “Occorrono politiche, nazionali, efficaci, globali e coordinate, che pongano i diritti della vittima al centro di tutte le misure e che siano attuate attraverso una collaborazione efficace tra tutti gli enti, le istituzioni e le associazioni” afferma Marco Giordano, presidente della Federazione Progetto Famiglia. “Ma occorre dare anche una risposta immediata con la possibilità di avere una casa, un luogo dove poter stare ed essere accompagnate da un punto di vista psicologico, amicale e relazionale all’acquisizione di quella autonomia persa a causa dei continui maltrattamenti”. È questa la mission della casa Maria, Madre della Provvidenza che domenica alle ore 17.30 verrà inaugurata nell’ambito del complesso del Centro per il bambino e la famiglia Giovanni Paolo II, in piazza Bartolo Longo a Pompei.
La benedizione sarà preceduta da una Marcia per la Vita che partirà alle ore 17 dalla piazza Falcone-Borsellino e confluirà in una Tavola Rotonda sugli effetti dell’aborto sulla donna che si terrà nella Sala del Centro per il bambino e la famiglia, all’interno del complesso del Santuario alle ore 18.30.
L’inaugurazione di questa casa è sicuramente un altro tassello importante di quella grande opera che a Pompei si perpetua sulle orme di Bartolo Longo, apostolo di carità e che vede S.E. Mons. Tommaso Caputo particolarmente impegnato perché la preghiera, di cui il Santuario è espressione per eccellenza e la carità che ogni giorno si consuma attraverso il Centro per il bambino e la famiglia Giovanni Paolo II, possano essere i due fari che illuminano la terra di Maria.