La famiglia ha presentato ricorso contro il decreto di abbattimento e si attende la pronuncia della Corte di Appello di Napoli, proprio nella giornata di oggi per evitare che le ruspe entrino in azione: i legali della famiglia hanno presentato richiesta di sospensione del provvedimento o di revoca visto l’ottenimento di un parere positivo da parte della Soprintendenza.
Una bomba carta lanciata da ignoti dalla parte opposta al luogo dove si trovavano manifestanti e componenti della famiglia è esplosa ferendo in maniera apparentemente non grave uno dei tecnici di parte che è stato trasportato all’ospedale più vicino, dove tuttora è in osservazione, lamentando la perdita momentanea dell’udito.
Le proteste dei proprietari e di quanti erano sul luogo, dopo il massiccio intervento della ruspa, erano relative all’evidente utilizzo di macchinari non idonei all’abbattimento, che sembravano causare danni anche alla parte legale della struttura. In effetti venivano rilevate delle incongruenze tra il progetto di abbattimento disposto dalla Procura e quanta stava avvenendo nei fatti. Il rischio crollo dell’intera struttura faceva sì che i lavori venissero sospesi. In serata, dopo l’intervento di Domenico Elefante, presidente del comitato Anti-Ruspe di Santa Maria La Carità, interpellato come tecnico dai proprietari dell’immobile, veniva verificata l’assenza di danni alla struttura non soggetta all’abbattimento, gli animi si sono parzialmente rasserenati.
L’immobile da abbattere, secondo quanto previsto dal progetto della Procura, doveva essere prima isolato per mettere in sicurezza il fabbricato restante. Questo hanno lamentato i proprietari. In effetti, come riferito dalle forze dell’ordine, la ditta incaricata dei lavori avrebbe operato con la sola ruspa solo per dare il segno dell’inizio dei lavori e soprattutto perché la tranciatrice non era potuta giungere sul cantiere a causa dei manifestanti.
I lavori proseguiranno nella mattinata di domani quando si opererà secondo progetto, dato che già in serata la ruspa era stata dotata dello strumento adatto a procedere. Il cantiere è stato messo in sicurezza e si è anche proceduto a ridare corrente elettrica allo stabile non sottoposto ad abbattimento su richiesta dei proprietari, al fine di consentire il funzionamento delle celle frigorifere che al momento sono colme dei fiori prodotti dall’azienda di famiglia.
Intanto i sette componenti della famiglia dei due stabili stanotte dormiranno presso i parenti, poiché hanno rifiutato la proposta degli assistenti sociali di ospitare il nucleo familiare presso un albergo.
E’ giusto che leggi vadano rispettate e gli abusi sanzionati, ma è altrettanto vero che i casi andrebbero valutati singolarmente e con tempestività, senza lasciar trascorrere, come nel caso di via Messigno, oltre un decennio tra la costruzione abusiva e l’esecuzione dell’abbattimento. Dopo tanti anni si stravolge in maniera irreversibile la vita di un nucleo familiare. Di chi la colpa? Forse un po’ di tutti.