«Shakespea – re di – Napoli» di Ruggero Cappuccio, ha ravvivato il successo dell’autore corallino, a 20 anni dalla prima. Sul palcoscenico del Teatro dei Conciatori di Roma ancora un successo si aggiunge ai trionfi dei suoi trascorsi. Il lavoro è un confronto tra il teatro elisabettiano e le forme espressive della Napoli barocca. Cappuccio, nato a Torre del Greco, si è laureato in Lettere all’Università di Salerno con una tesi su Edmund Kean, attore londinese dell’Ottocento. Studioso della lingua napoletana, il drammaturgo ha tenuto lezioni in tutta Italia sull’argomento, specialmente nelle Università, suscitando vasto interesse. Dopo un periodo iniziale come critico teatrale, con Leo De Berardinis ed Alfonso Santagata, il commediografo si avvicina alla regia con “Re Lear”. Come autore di teatro debutta nel 1993 con lo spettacolo “Delirio Marginale” che preannunzia, i consensi arrivati appunto con “Shakespea re di Napoli”, presentato nel 1994 al “Santarcangelo dei Teatri -Festival Internazionale del Teatro in Piazza”.
Nel 1997 scrive per il Teatro di Roma (diretto da Luca Ronconi) un rinnovato testo del “Tieste” di Seneca, nonchè de “Le Bacchidi” di Plauto. Nel 2001 cura la regia del “Falstaff”, che si avvale della direzione musicale del M° Riccardo Muti. Non manca l’esperienza nel campo letterario: con il volume “La notte dei due silenzi”, una storia d’amore ambientata nel Regno delle due Sicilie, finalista alla 62a edizione del Premio Strega del 2008; con “Fuoco su Napoli” vince il Premio Napoli del 2011. “Shakespea re di Napoli” è la vicenda di Desiderio, splendido rampollo, il più affascinante tra quelli della sua generazione.
Il giovane è invitato a palazzo reale, dove il Vicerè sta selezionando attori, per conto della Compagnia di William Shakespeare, i quali dovranno far parte del team del drammaturgo inglese. Desiderio viene scelto, ma a sorpresa scopre che il Vicerè è lo stesso Shakespeare, il quale si innammora di lui e lo introduce nel favoloso mondo del Teatro; il Bardo gli dedicherà, un prezioso manoscritto di sonetti che l’attore porterà con sé a Napoli. I due protagonisti sono interpretati dagli stessi artisti di venti anni fa, quali Claudio de Palma e Ciro Damiani (v.foto), maturati nel tempo; la scelta è risultata proficua. Diretto dall’autore, uno studioso della nostra lingua ed esperto di teatro, lo spettacolo non ha perduto la sua profonda forza narrativa.
Federico Orsini