Il killer del consigliere comunale Gino Tommasino si pente. Renato Cavaliere, sicario del clan D’Alessandro e già condannato all’ergastolo in Appello, ha deciso di collaborare con la giustizia. Secondo la ricostruzione dei magistrati della Dda di Napoli fu lui, sei anni fa, ad eseguire materialmente l’omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino trucidato con 13 colpi di pistola mentre era in auto con il figlio (all’epoca dei fatti minorenne). Per Cavaliere nel mese di marzo dell’anno scorso la Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha confermato la pena dell’ergastolo, già inflitto in primo grado, per quell’efferato omicidio. Freddo e impassibile si era mostrato alla lettura della sentenza mentre era collegato in videoconferenza dal carcere di Re Bibbia dove è detenuto al regime del 41 bis.
Non è andata meglio agli altri membri del commando che partì da Scanzano: confermato l’ergastolo per il giovane Catello Romano e sconto di due anni (da 20 a 18 reclusione) per Salvatore Belviso, cugino del boss Vincenzo D’Alessandro ed anche lui collaboratore di giustizia, infine 11 anni per Raffaele Polito che aveva scelto la strada del rito abbreviato.
La scelta di Cavaliere, di passare dalla parte dello Stato, arriva a poche settimane dall’ultimo grado di giudizio e dopo vari atti di autolesionismo (si tagliò le vene mentre era collegato in videoconferenza dal carcere) per cui la difesa ha avanzato richieste di perizie psichiatriche.
Sulla dinamica del delitto Tommasino e sulle rispettive fughe dei sicari, ormai, si conoscono anche i minimi particolari anche grazie alle dichiarazioni rese dal pentito Belviso ma l’Antimafia ancora non è riuscita a trovare il movente. Sul killer del clan D’Alessandro pende anche un altro ergastolo, arrivato nello scorso mese di marzo nell’ambito del processo per l’omicidio di Aldo Vuolo alias ‘o nasone assassinato un mese dopo l’esponente cittadino del Pd nel rione Capo Rivo: anche in questo caso, secondo la ricostruzione degli investigatori, a premere il grilletto fu Renato Cavaliere.
Nei giorni scorsi è arrivata la decisione di pentirsi del sicario stabiese che ha rimosso dall’incarico il suo legale difensore affidandosi ad un altro avvocato per poi scegliere la strada del pentimento. Scelta che gli potrebbe valere uno sconto sulla condanna in extremis, all’ultimo grado di giudizio in Cassazione, per evitare che quel “fine pena, mai” diventi definitivo. Nelle prossime ore Cavaliere avrà già i primi colloqui durante i quali risponderà alle domande dei pm dell’Antimafia che dovranno giudicare le sue dichiarazioni, se attendibili o meno.
Raffaele Cava