Forse qualcuno aveva pensato che le dimissioni del vicesindaco Orsineri fossero davvero definitive, che il Caporal maggiore ritornasse in caserma abbandonandoci in questa valle…di lacrime? La questione dimissioni date, dimissioni respinte, diventa l’ennesimo scontato racconto in
piena linea con la “Repubblica delle banane” di nome Italia.
Da noi, nel Bel Paese, e perché dovrebbe essere diversamente a Pompei, non si dimette nessuno. Magari non si produce nulla o poco più per la comunità; magari si lascia trascorrere un anno per poi accorgersi dei buchi finanziari, per minacciare tempi duri e poi promettere il salvifico intervento del Messia, ma non ci si dimette, nemmeno al cospetto dei fallimenti e delle dure critiche che salgono dal basso, dal basso della
piazza Bartolo Longo sino a raggiungere il piano nobile di Palazzo De Fusco.
Fermo restando che siamo certi che in tutta la faccenda che ha visto al centro delle cronache il reintegrato vicesindaco Pietro Orsineri, che alla luce dei fatti non riusciamo a capire quale sia la sua colpa, quello che non ci torna è l’atto di dare le dimissioni. Perché il vicesindaco le ha rimesse nelle mani del Sindaco? Per un “gesto di alto profilo morale” come dice nel comunicato in cui le respinge il primo cittadino Ferdinando
Uliano? Il fatto è che prima di darle in genere si riflette, ci si confronta e poi, nel caso si scrive.
Il vicesindaco “non è né eroe, né vittima, è semplicemente una persona perbene”, dice Uliano, e su questo possiamo concordare, ma se così è, perché si è dimesso? Il comportamento del vice Uliano, in città è stato letto attraverso diverse lenti. Da una parte si è subito gridato allo scandalo, favorendo l’azione di quanti stavano lavorando per questo risultato, dall’altra si è detto: “…ma è mai possibile che come qualcuno batte i piedi per terra, minaccia, paventa… questi nostri politici subito prendono paura e corrono a dare le dimissioni?”.
Poi c’è, diciamo così, la terza faccia della medaglia, quella che forse, nel correre dietro al gran trambusto fatto da questa squallida faccenda,
nessuno ha notato, quella che ancora una volta consegna la medaglia di primo classificato in “Campagna elettorale applicata” al nostro primo cittadino. Nell’immobilismo totale di un paese alla deriva, oggi leggiamo, e ci confortiamo del fatto che ad occupare le stanze del Palazzo di
Città ci siano tutte brave persone, trasparenti, persone che “a pochi istanti della gogna mediatica, che loro malgrado, li ha visti coinvolti,
non hanno esitato un solo momento” a dare le dimissioni.
E così la “gogna mediatica”, la macchina del fango, tanto in voga nella politica italiana a tutti i livelli, è stata trasformata, con un perfetto gioco di comunicati stampa, nell’ennesima uscita stile campagna elettorale. Noi siamo tutti i puliti, integerrimi e quanti ci tirano fango non hanno capacità, progetti e lungimiranza per questa città. Ebbene sì. Forse, magari è proprio così. Ma alla macchina del fango, alla gogna mediatica, si risponde con i fatti e non l’ennesima farsa di Palazzo, con tanto di tempi d’impeto e di riflessione. Un anno è passato, sarebbe il caso di passare ai fatti e se i risultati dovessero venire e allora, come diceva qualcuno più bravo di me a scrivere, “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”, viceversa, passa… la mano!
Gennaro Cirillo