“Lo Pseudo-Seneca”: da Pimonte un ritratto romano di età imperiale

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Pimonte, ritratto di età imperiale, cosiddetto “Pseudo-Seneca”

Più o meno 80 anni fa, in località Le Franche, a Pimonte, venne fatta una scoperta sorprendente. Durante il dissodamento di un terreno agricolo, spuntò una testa di marmo bianchissimo. Al reperto dedicò uno studio l’allora direttore degli Scavi di Pompei, Amedeo Maiuri, che inserì il busto nella serie degli “Pseudo-Seneca”, i ritratti del famoso filosofo stoico nonché precettore dell’imperatore Nerone. Questa serie degli “Pseudo-Seneca” vanta più di 40 esemplari. Una parte consistente di queste sculture è stata ritrovatain Campania, in particolare tra Napoli, la fascia costiera e, come si è visto, nell’ager stabianus.

L’esemplare di Pimonte, tuttavia, merita particolare attenzione. Rispetto ai suoi modelli di riferimento presenta una marcata accentuazione del pathos, con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta; inoltre ha dimensioni leggermente superiori rispetto agli altri della stessa serie. Un pezzo di una fattura squisita, ricercata. Basti semplicemente considerare il materiale utilizzato: il marmo bianco, costosissimo, di Luni, antica città nei pressi dell’odierna Massa Carrara. Il reperto in questione è stato datato, con pieno accordo tra gli studiosi, al terzo quarto del I secolo d.C., ovvero intorno al 75-80, a cavallo con l’eruzione.

Circa l’identificazione invece molti dubbi permangono. Si potrebbero proporre, pur con molta cautela, gli stessi accostamenti avanzati a suo tempo per il “tipo” più noto della serie degli “Pseudo-Seneca”: quello bronzeo recuperato nella Villa dei Papiri di Ercolano.

Tuttavia, se l’identità dell’effigie sfugge ancora alla nostra comprensione un fatto è certo: busti come quello di Pimonte rappresentano degli status symbol, indicatori di ricchezza e benessere dei proprietari, dato che oggetti come questi andavano ad arricchire le fastose dimore dell’ager stabianus in epoca romana. Ma soprattutto questo genere di ritrattistica sottolinea quel desiderio profondo di vivere alla “romana” che fu uno degli segni più tangibili della civilizzazione romana diffusa in ogni angolo dell’impero.

Angelo Mascolo  

 

 

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