In città si vociferava da tempo che questa sarebbe stata una tornata elettorale complessa: troppi i litigi eccellenti, le scissioni e le vicende legate a notifiche di prosecuzione d’indagini ai danni di pezzi da novanta della politica locale per sperare in sereno e democratico confronto alle urne. Cinque i candidati, ercolanesi Doc, alla guida del paese: Ciro Buonajuto, Antonio Liberti, Gennaro Miranda, Gennaro Cozzolino e Dante Iovino. Cinque cavalieri pronti a servire degnamente il territorio che si sono venuti a trovare in un clima di odio e diffidenza abilmente alimentato da chi forse non ha mai avuto a cuore il destino di Ercolano.
Perché a rimetterci in questo caos è la credibilità e l’immagine cittadina. Ribadendo sempre con fermezza che le illazioni non provate e regolarmente denunciate restano tali e che ogni individuo è innocente sino a sentenza definitiva contraria ci si augura che questa parentesi negativa non rappresenti l’inizio di un quinquennio governativo caratterizzato da scontri continui e scarsa produttività sotto il profilo sia economico che civile. Chiunque vinca il confronto alle urne si troverà ben presto a gestire una realtà particolarmente complessa da governare dovendo fare i conti con un’eredità amministrativa che certamente non ha brillato per profitti e continuità operativa.
Al di la del risultato un plauso sincero va alle associazioni impegnate sul territorio che mai si sono arrese al fatalismo rinunciatario e all’abnegazione di tanti giovani che si affacciano con fiducia alla politica per amore della propria terra. Nell’attesa del responso elettorale non resta che sotterrare l’ascia di guerra e mostrare, almeno in questo rush finale, di essere all’altezza della tradizione storico-culturale di una perla vesuviana che vanta duemila anni di storia.
Alfonso Maria Liguori