A Ercolano le minacce per i candidati a sindaco anche sui manifesti funebri

2Periodo elettorale ormai in dirittura d’arrivo a Ercolano: non male ma peggio. Non si è mai vista in passato una campagna elettorale per le amministrative locali tanto macchiata da episodi violenti e da calunnie continuamente messe in essere contro candidati ed esponenti politici indigeni. Non ci si è fermati neanche dinnanzi a manifesti funebri identificativi: nella foto a sinistra su due manifesti campeggiano le scritte “pericolo”, “attenzione” e due frecce verso il nome della ditta di onoranze funebre omonima di uno dei candidati a sindaco. Senza dimenticare auto bruciate, comitati presi di mira da balordi, veicoli danneggiati, cumuli di manifesti elettorali strappati a danno dell’immagine locale rappresentano concretamente il clima d’odio nel quale Ercolano si sta preparando ad andare alle urne.

Mai si era raggiunto un punto così miseramente basso nella vita sociale di una comunità che paga drammaticamente lo scotto di decenni di mal governo. Ciro Buonjuto, Antonio, Liberti, Gennaro Cozzolino, Gennaro Miranda e Dante Iovino: questi i cinque ercolanesi in corsa per rappresentare da sindaco la città, cinque persone per bene pronte a offrire il massimo contributo alla riqualificazione di un territorio che necessita urgentemente di interventi radicali,  sotto il profilo sia logistico che economico-produttivo.

Evidentemente l’astio accumulato nel tempo ha prevalso sul buonsenso e sul vivere civile che1 mai dovrebbero deficitare all’interno di una società civile degna di tale appellativo. Il popolo ercolanese oggi è chiamato prima di esprimere il voto alle urne a dimostrare maturità civile e senso di responsabilità agli occhi della nazione.

Le ultime incresciose vicende che hanno visto protagonista in negativo la scena politica ercolanese hanno attirato l’attenzione del Paese sull’operato di chi al di là di ciniche speculazioni ha la fortuna di vivere e governare in oasi naturali già care ai latini. Chiunque guiderà “l’incrociatore Ercolano” dovrà fare attenzione a non arenarsi nei bassi e melmosi fondali dell’immobilismo ne infrangersi sulle aguzze scogliere del fatalismo rinunciatario troppo spesso alla base dei fallimenti nostrani.

Alfonso Maria Liguori.

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