Le elezioni del silenzio

imagesArmiamoci di tessera elettorale e documento e andiamo alle urne. Nel caso fosse sfuggito a qualcuno, il 31 maggio siamo chiamati ad esprimere il nostro voto per la composizione del consiglio e del presidente della giunta regionale.
E si sa che le elezioni comunali sono molto più appetibili, per l’elettorato, per i media locali e per le tipografie che stampano manifesti a go go.

Ci sono interessi in ballo, promesse, promesse, promesse e po’ ce fanno fessi, ma tant’è. Sapere che il candidato sindaco è il nostro medico, il nostro commercialista, o chiunque faccia anche da palo al bar della piazza ci avvicina, ci fa sentire parte integrante del sistema. Ma c’è anche altro.
C’è la chiamata provinciale, regionale, politica, europea e anche il referendum.
Eppure siamo bombardati solo durante le elezioni comunali. I comuni, almeno quelli del bacino che vivo, voteranno solo scheda verde (regionali, insomma) e non c’è un po’ di voceria. Anche in strada, nei negozi, nel taxi e in fila alla posta, per le comunali c’è proprio fermento. “Chi votiamo – boh, non so – tanto sono tutti marpioni – uno peggio dell’altro – ma non era ineleggibile? – uh, e questo è il male minore”, insomma, c’era un bel clima.

Adesso nessuno ci disturba, non ci sono stand, lettere nella cassetta postale, comizi, comparse, volantini, programmi elettorali, colori e “VotAntonio, VotAntonio”. Come se chi e cosa sistemare dopo il voto fosse già stato deciso. Ma fateci sapere di che morte moriremo, no? Giusto per prepararci alla mazzata finale.
Mi sento molto sola. Come se il mio voto non contasse, non valesse. Non a caso occorre fermarsi di fronte ai manifesti affissi (i pochi manifesti) che elencano candidati e liste con nominativi per accorgersi che oltre a Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro, ci sono ben tre altri candidati. Il Movimento 5 Stelle scende in campo con Valeria Ciarambino, la sinistra “marginale” sfodera Salvatore Vozza e Marco Esposito è sostenuto dalla Lista Civica.

Se una cittadina, ad esempio gragnanese, non volesse fare il bis con Caldoro e non volesse votare De Luca per non inciampare per ineleggibilità in un secondo “caso Cimmino”, povero di informazioni sulle alternative, si recherebbe domenica nell’urna, aprirebbe la scheda e penserebbe “E ‘sti tre qua chi sono?”.
Con un click sul web si raccattano notizie distratte sugli altri tre, sui loro programmi e sui nome che sostengono la loro candidatura. Ma chi non può cliccare? E chi non volesse affatto informarsi su chi pretende la preferenza nostra?
È possibile che manco i candidati si preoccupano di presentarsi a noi?

Mi rifiuto di rifiutare di votare. Di che mi lamenterei poi se non avessi prestato il mio consenso?
Domenica 31 maggio si vota per scegliere il presidente regionale e la giunta che lo aiuterà a rendere la Campania più ricca ed efficiente e prosperosa. Solo se votiamo siamo liberi. A voto donato non si guarda in bocca. Vota e fai votare, pure con la forza perché il voto è un diritto e un dovere. Mogli e brogli dei paesi tuoi.

Anna Di Nola

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