All’Istituto degli Studi Filosofici, a Palazzo Serra di Cassano di Via Monte di Dio a Napoli, mercoledì 10 giugno sarà presentato il libro “La Vesuviana – Maria Orsini Natale” a cura di Anna Maria Liberatore e Gioconda Marinelli, edito da Homoscrivens.
Nel romanzo “Il Terrazzo della Villa Rosa” si legge una espressione che indica quale considerazione la Orsini avesse del nostro vulcano: “Il Vesuvio nell’animo ci mette qualcosa che altri non hanno, è maestro di vita , ce ne dà la misura e l’importanza e poi ci fa guardare tutte le cose da grandi distanze, da limiti stellari”. E’ su questi concetti che le due autrici hanno costruito il libro con cui celebrano la narratrice di Torre Annunziata, come hanno ricordato in altre loro opere. Con le scrittrici intervengono al vernissage letterario: Esther Basile, Ermanno Corsi, Aldo Putignano, Lucia Stefanelli Cervelli.
La narratrice oplontina Maria Orsini Natale, scomparsa quasi cinque anni fa, amava tantissimo la sua terra , anche se soffriva per il degrado della vita sociale. “ ‘A Muntagna” (come chiamavano il Vesuvio i parolieri napoletani), che “eruttando ha sempre adempito al suo compito di vulcano assegnatogli da Dio”, incombe su panorami mozzafiato, sopra quel mare in cui la narratrice ha voluto fossero sparse le sue ceneri. Fortissimi i sentimenti di amore e di fierezza che ha cercato ininterrottamente di infondere nell’animo dei giovani, illuminandoli sulle glorie del nostro popolo. Nel suo libro “Francesca e Nunziata” è una efficace illustratrice del passaggio della lavorazione della pasta dalla fase artigianale a quella industriale.
I suoi libri sono scritti in uno stile fluido e raffinato che ha ammaliato i lettori ed è stato positivamente valutato dalle giurie del Premo Strega (1995) di cui fu finalista, nonché del Premio Rea (1995) e del Premio Chianti Ruffino (1995) di cui fu vincitrice. Oggi la immaginiamo nell’Eden che si aspettava, in quell’aldilà, come Essa tratteggia in una intervista rilasciata a Gioconda Marinelli (una delle autrici del libro in presentazione), che immagina come la spiaggetta della sua infanzia, quando abitava nell’appartamento di punta Oncino, “adagiato su un mare azzurro ricco di mandrie di cavallucci marini e del profumo degli scogli”.