L’Università degli Sudi di Napoli “Federico II” ha conferito, su proposta del dipartimento di Studi Umanistici, la Laurea Honoris Causa in filologia moderna al 45enne regista e scrittore, Paolo Sorrentino. Il vincitore dell’Oscar per “La grande bellezza” nel 2014 ha ricevuto, “più emozionato che nella notte degli Oscar” la pergamena dalle mani del rettore Gaetano Manfredi in una affollatissima aula magna proprio nel giorno del 791° Anniversario dell’Ateneo partenopeo che prese vita per volontà di Federico II con l’emanazione dell’editto istitutivo del 5 giugno 1224.
Dopo l’introduzione del rettore Manfredi c’è stata la laudatio accademica di Corrado Calenda, professore di filologia dantesca, amico del regista e fiero possessore del dattiloscritto originale del primo lungometraggio “L’uomo in più” del 2001. Questa «prima apertura al mondo del cinema» è verso «un autore, anzitutto, dei soggetti e delle sceneggiature di tutti i suoi film» e che possiede «l’appassionata vena di scrittore, da lui stesso più volte segnalata come tratto essenziale, e all’origine dei due romanzi in cui conferma autonomamente il talento».
«Le sue risorse creative -sempre nella laudatio di Calenda – partono dall’invenzione di un potente personaggio entro singolari trame narrative in cui si contaminano, con sovrana disinvoltura, trash e sofisticherie, psicologie elementari e psicologie complesse, ritratti d’ambiente e impegnative riletture della storia recente».
Un “emozionato e intimidito” Paolo Sorrentino in toga con la sua lectio ha ricordato orgogliosamente i suoi vent’anni a Napoli, dove è nato il maggio del 1970, ed il sogno cinematografico che iniziava con i primi cortometraggi, la vittoria del premio Solinas con la sceneggiatura “Dragoncelli di fuoco” e poi con il già citato primo lungometraggio. «Per vivere e per scrivere serve il trucco -ha affermato Paolo Sorrentino- . Ma, esattamente, come un mago i trucchi non ve li dirò. Scrivere è anche una pulsione a mettere ordine nel caos, per poi scoprire che mettere in ordine è una illusione. Ma noi non ci stanchiamo mai di illuderci… Non siamo mai sazi del dolore e delle disgrazie e le gioie sono troppo brevi ed il non venire mai a capo di niente permette di ricominciare. E soprattutto nell’arte il non riuscirci è eccitante, irresistibile e così si ricomincia a lavorare. I sentimenti dei miei primi 20 anni? La frustrazione per le mancate risposte pronte; la malinconia e la perdita prematura della spensieratezza. La sicurezza e la gratificazione vengono dal vedere i miei attori recitare e mi illudo che la loro spensieratezza sia la mia. Una volta deciso cosa raccontare si palesa la domanda del come farlo. Allora si prova a sbalordire mentre il lettore, lo spettatore prova farsi sbalordire. Io ho sostituito la parola speranza con la parola desiderio. A Napoli c’è la figura del Munaciello, misterioso e divertente ma che incute anche paura, ecco per me il cinema è il Munaciello».
Il richiamo agli anni della formazione cinematografica ha riacceso il ricordo delle prime sperimentazioni con i cortometraggi della prima metà degli anni ’90 fatti con un gruppo di attori fra cui Antonio Castaldo, presente alla cerimonia di conferimento della laurea, il quale ha affermato: «il giovane e saggio Paolo Sorrentino sin dai suoi primi lavori ha affermato sul set la sua bravura, la serietà e la volontà a non demordere e a guardare avanti sapendo di poter mirare molto in alto. E questo nella massima umiltà e nel rispetto di tutti. Un pregio umano che insieme alla dimostrata sensibilità, capacità tecnica e creativa ne fanno un grande artista. L’Università di Napoli gli rende il giusto omaggio assegnandogli il meritato riconoscimento. Tutti noi, con senso di gratitudine per una persona di questa levatura, additiamolo come esempio e sprone per tanti giovani e per una comune ripartenza sociale, culturale, morale e civile della nostra cara Italia».