Ciro Buonajuto è stato proclamato nuovo sindaco di Ercolano. Quanto si è discusso del buon Ciro ercolanese in questi ultimi mesi, quante polemiche hanno accompagnato l’ascesa di una giovane ma già affermata toga che rappresenta l’icona della nuova classe professionale indigena. Piglio sornione ma deciso, modi istituzionali e al tempo stesso informali, Buonajuto è oggi chiamato alla più ardua delle prove che attendono un capo degno di tale appellativo: tramutare le promesse in fatti concreti.
Gli ercolanesi sognano un paese migliore: in particolare i giovani intravedono nel primo cittadino la possibilità di riscatto anelata da sempre da chi non ha mai accettato il termine riduttivo e offensivo di provincia degradata. Oggi Buonajuto deve unire il territorio sotto l’egida della legalità, della scolarizzazione e dei rapporti tra pubblico e privato indispensabili per un dialogo costruttivo con le istituzioni.
Soprattutto il leader del Pd ha un appuntamento con la storia che prevarica qualsiasi altro impegno assunto nei confronti della comunità dallo stesso, ovvero dimostrare come ad ogni valido ercolanese può essere offerta l’occasione “di far bene ” per il proprio paese a prescindere dal livello di popolarità dello stesso o dal “seguito” più o meno numeroso che l’accompagna. Ercolano è stanca di clientelismi, intese sottobanco e monopolio da parte di alcuni casati potenti della scena locale.
Il renziano DOC Buonajuto ha pubblicamente esortato i cittadini ad avvicinarsi con fiducia all’Ente Comune che deve essere al servizio degli onesti contribuenti ercolanesi.
Ebbene oggi i cittadini invocano a viva voce quella giustizia sociale che Buonajuto non ha mai tradito nella sua intensa e “istituzionale” campagna elettorale. Chi crede nel nuovo nocchiero della comunità non può che augurargli grande serenità nel governare una realtà vesuviana particolarmente ostica da amministrare data l’eterogeneità della stessa. In sintesi : l’unità navale Ercolano ha un nuovo comandante e attende fiduciosa la nuova rotta da seguire per tornare finalmente nel porto sicuro della credibilità internazionale e della sana produttività.
Alfonso Maria Liguori