È estate. E state tranquilli, farà caldo. Come sempre

Ho una teoria tutta mia, costruita in lunghi anni di osservazione dei fatti e degli accadimenti, sull’ arrivo dell’estate: ‘a staggione, come si dice e si scrive, in lingua napoletana, volendo utilizzare correttamente l’articolo e il sostantivo.

E qua (senza accento: qui, quo qua, non vogliono l’ accento) mi devo fermare un attimo (e non attimino, che non esiste come vocabolo perché l’attimo è talmente piccolo come idea di tempo che non può essere ancora diminuito usando attimino) per dire che quel segno d’interpunzione (mamma mia, che brutta parola che ho utilizzato) che sta prima della “a” indica che manca qualche cosa, che c’è stata una elisione. Ovvero che prima della “a” c’era qualcosa che non c’è più.

Che manca? Manca una “l”. Ora, accade che spesso, un poco dappertutto, anche sui quotidiani di grossa diffusione, si metta il segno d’elisione dopo la “a”, scrivendo, frequentemente, male anche il vocabolo napoletano.

Dove vuoi arrivare? dirà qualcuno. Da nessuna parte, rispondo. Anche se quando leggo “qual’è” e “un pò” mi vengono i brividi e un rivoletto di sudore ghiacciato scende lungo l’incavo della schiena. Perché, non si scrive così, chiederete? No! Non si scrive così. bensì «qual è» e «po’».

Ma non svicoliamo. Stavo seguendo una idea e mi sono trovato a disquisire sulla lingua napoletana. E pure su quella italiana. Ciò detto, ritorno alla “teoria” di cui si diceva qualche rigo fa.

L’estate arriva allorché la scuola (docenti e non) vanno in fibrillazione minacciando, e spesso attuando il blocco degli scrutinii (con due “i”, perché è plurale di “scrutinio” e, perdendo la “o” acquista una “i”, anche se da qualche tempo è accettata la scrittura con una sola “i” finale. La lingua si evolve, dicono).

L’estate arriva quando, finito il campionato di calcio, comincia il campionato delle chiacchiere sugli acquisti, veri o presunti, della squadra del cuore.

L’estate arriva quando i giornali inglesi o tedeschi cominciano a parlare dell’eruzione del Vesuvio.

Fateci caso: se andate a prendere un qualsiasi quotidiano di codeste nazioni, di questi tempi (tra la fine di giugno e le prime settimane di luglio), negli anni passati, sulle pagine, anche in prima, c’è l’annuncio: il Vesuvio esploderà con violenza, quando ci sarà la prossima eruzione.

E allora? Allora, niente. Ecco. Le prime due evidenze si sono già verificate: gli scrutini sono stati bloccati, Renzi ha promesso che metterà mano alla legge sull’ assunzione dei precari e quant’altro può promettere un politico, di qualunque segno e partito esso sia. Il campionato delle chiacchiere pallonare è cominciato con il ritorno di Pepe Reina (finalmente un portiere) al Napoli. Manca solo l’annuncio dell’ eruzione del Vesuvio e stiamo a cavallo. Forse per questo il vero caldo non è ancora scoppiato.

Tranquilli. Il servizio meteorologico ha annunciato un’ondata di caldo: fino a 35 gradi, si dice. E tutti a preoccuparsi per il caldo “anomalo”. Signori, siamo in estate, ‘a staggione. Se non fa caldo adesso, quando lo fa? In inverno?

Carlo Avvisati

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