Secondo la ricostruzione accolta dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare sono state accertate le modalità d’azione dell’organizzazione che gestiva la zona Vicaria Mercato a Napoli per lo sfruttamento della prostituzione sulla strada, e vi era una divisione delle “zone” per evitare conflitti con altri gruppi.
La tratta delle prostitute era organizzata, e si avvaleva di un “caporale” che controllava le ragazze scelto dalle prostitute più esperte oppure che si erano dimostrate affidabidabili nel tempo.
A confermare le denunce di alcune ragazze sfruttate sono state le intercettazioni da cui si capisce la condizione di sfruttamento delle stesse.
Le venivano in Italia dall’Albania, a volte con tappe intermedie in altri paesi europei. Il sodalizio era formato da ragazzi molto giovani che gestivano una o più ragazze e che mantenevano i contatti con parenti e amici del paese di origine.
Inoltre la polizia ha scoperto che vi era una sorta di avvicendamento tra i “protettori” alabanesi: quando uno di loro aveva problemi con la giustizia italiana ed era costretto a tornare in Albania da qui partivano suoi complici per svolgere lo stesso ruolo, così facendo l’organizzazione non perdeva il predomio criminale sul territorio.