Mala gestione delle acque reflue, scarichi urbani e funzionamento dei depuratori in alcune zone del Vallo di Diano e del Cilento in provincia di Salerno. Sul grave problema la Commissione europea ha risposto ad una interrogazione presentata ad aprile scorso da Piernicola Pedicini e da altri tre portavoce eurodeputati del M5s.
Rispetto alla situazione nei comuni di Casalbuono, Teggiano, Sassano e Padula la Commissione ha fatto sapere che questi agglomerati non soddisfano le prescrizioni della direttiva europea 91/271/Cee e per questo motivo sono stati inseriti in un procedimento di infrazione già avviato nel 2014.
“Ora – ha spiegato la Commissione – si attendono le risposte delle autorità italiane, ai sensi dell’articolo 258 del trattato sul funzionamento dell’Ue, e su tale base verrà deciso se adottare ulteriori misure che potrebbero portare ad un intervento della Corte di giustizia europea”.
Per quanto riguarda i comuni di Auletta e Sala Consilina, la Commissione ha evidenziato che “Auletta non è assoggettata agli obblighi di raccolta e trattamento delle acque reflue perché, essendo una piccola realtà, non rientra nei parametri della direttiva europea, mentre Sala Consilina, a seguito degli accertamenti effettuati, risulta che rispetti gli obblighi in questione”.
In relazione ad un altro quesito posto nell’interrogazione di Pedicini, in cui si chiedeva di far sapere se i comuni in questione del Cilento-Vallo di Diano potessero rientrare nella definizione di “aree sensibili” ai sensi delle direttive 91/271/Cee e 2000/60/Ce, la Commissione ha comunicato che “le autorità italiane non hanno designato l’area urbana menzionata come area “sensibile” (articolo 5, paragrafo 1 e allegato II della direttiva 91/271/Cee) e pertanto per le acque reflue scaricate non è previsto un trattamento più rigoroso del trattamento secondario o biologico.
Spetta tuttavia alle autorità italiane – è sempre la Commissione a sostenerlo – garantire che per tutti gli agglomerati urbani con una popolazione superiore a duemila abitanti che scaricano nel bacino idrografico Sele–Tanagro, ci sia l’obbligo di raccogliere l’insieme delle acque di scarico e applicare il trattamento secondario previsto”.
“La risposta della Commissione europea – ha commentato Pedicini – è un primo risultato che abbiamo raggiunto e riteniamo importante aver appreso che c’è già un procedimento di infrazione Ue in corso che spingerà la Regione Campania e tutte le autorità italiane preposte ad intervenire su un problema ambientale così serio e urgente come lo scarico e il trattamento delle acque reflue in un’area naturale protetta molto pregiata come quella del bacino idrografico Tanagro-Sele. Nei prossimi mesi, – ha concluso il portavoce europeo – non abbasseremo la guardia e continueremo a tenere i riflettori accesi sulla questione insieme agli attivisti del M5s, che ci hanno segnalato la vicenda, e coordinando le azioni da compiere con i nuovi consiglieri pentastellati eletti alla Regione Campania e con i parlamentari nazionali”.