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Ercolano, capitale italiana della cultura (?!)

Mav Ercolano

Ercolano capitale italiana della cultura, Ercolano roccaforte del turismo archeologico campano: titoli che fanno onore alla città ma che nel contempo darebbero spunto alla scrittura di un “romanzo”. Innanzitutto occorre una volta e per tutte chiarire cosa si intenda per “cultura”: non può l’accezione più completa del termine tagliare completamente fuori intere fasce della comunità come spesso accaduto in passato altrimenti si rischia di dividere il paese in ricchi e poveri, potenti e deboli.

Non è retorica, purtroppo è realtà. Si dovrebbe innanzitutto procedere alla bonifica delle troppe disfunzioni logistiche che penalizzano i residenti, affrontare concretamente la questione della locale sede Asl, rilanciare il centro storico e soprattutto ridare dignità e vivibilità al dedalo di vicoli di Pugliano da sempre abbandonati a se stessi. Parlare di capitale della cultura quando si continua vergognosamente (è sotto gli occhi di tutti) a orinare nei corridoi esterni del Mav (Museo Archeologico Virtuale) o peggio è forse fuori luogo.

Non si discutono le origini storiche della città e il livello del sito archeologico ercolanese: ma insieme alla giusta pubblicizzazione dei patrimoni indigeni dovrebbe di pari passo essere tutelata anche la dignità e la vivibilità del popolo ercolanese, cosa che ad oggi palesemente non è mai stata nelle intenzioni di chi ha governato la città. Ricordiamo l’appello al rispetto dell’alfabetizzazione rivolto dalla rappresentante di Sel Angela Calvanico durante un incontro pubblico, la grinta professionale e l’attenzione per il sociale della toga del Pd Loredana Gargiulo in relazione alla penosa questione del ponte di via Semmola e ancora la profonda sensibilità del camice bianco e consigliere del Pd Colomba Formisano per i più deboli. Con il buonajutismo le cose potrebbero cambiare: ci si augura che il primo cittadino Ciro Buonajuto sappia conciliare i due aspetti della questione tutelando da un lato la tradizione culturale della città e dall’altro offrendo realmente occasione di sviluppo a quanti per decenni, forse nell’interesse di qualche cattivo amministratore, hanno vegetato nell’innocente inconsapevolezza delle proprie potenzialità e di quelle della realtà in cui vivevano.

Alfonso Maria Liguori

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