Il regista Adrian Maben: “Live@Pompeii, un film per ogni epoca”

Pink-Floyd-Pompeii-Adrian-MNell’estate del 1971 il regista Adrian Maben, in vacanza in Italia con la fidanzata, tornava alle rovine di Pompei per cercare di recuperare il passaporto smarrito.

Ebbe un’illuminazione. Un’idea geniale, senza paragoni. Far suonare i Pink Floyd, band sulla cresta dell’onda, in continua ascesa dal 1967, nell’anfiteatro di Pompei.

Con la musica psichedelica e visionaria al limite dell’immaginabile,colorful, imaginative, surrealistic and highly inventivecome riporta la scritta sulla videocassetta stessa,  la band inglese ha fatto storia, nel tempio della musica.

E l’arte, quella vera, lascia traccia nel tempo. Ha buona memoria.

Dopo 44 anni dall’uscita del film concerto girato senza spettatori, il mito dei Pink Floyd torna proprio a Pompei con una straordinaria mostra che documenta il più grande concerto della storia, e manco a dirlo il pubblico non c’era.

La mostra sarà inaugurata domani 4 luglio e resterà aperta per tutto il mese dalle 8 alle 20. L’ingresso, nei locali del Comune, è gratuito. Ed è a cura dei “Ragazzi degli scavi” di Pompei;  gli unici che assistettero dal vivo alle riprese del film,  nonostante il divieto di accedere all’anfiteatro.

L’evento e’ realizzato con la collaborazione del Comune di Pompei e  dell’associazione culturale “Lunatics” , nonchè  di Rock5! di Napoli (nelle persone di Carmine Aymone e Michelangelo Iossa).

E devo dire grazie a Stefano Girolami, proprio ad uno di questi fan collezionisti dei Lunatics, appassionati floydiani,  se ora scrivo di questa intervista al regista scozzese.

Perché riportare indietro le lancette degli orologi e dare all’evento il nome del film “Live@Pompei”?

Nelle parole di  Adrian Maben, regista del film e curatore della mostra : “Il film non è solamente un lavoro sul rock, ma un matrimonio fra due icone a loro modo diversissime: Pompei come luogo antico, con tutto l’enorme carico di suggestioni, mistero e leggenda che trasuda, e poi i Pink Floyd, band che rappresenta avanguardismo e proiezione al futuro. Pompei agi’ sul gruppo, il gruppo agì sul luogo. La fusione di queste anime fu impressa in una pellicola che sembra fuori dal tempo: per questo motivo il film è sempre attuale perché le circostanze in cui è stato girato impongono grandi riflessioni proprio sul senso del tempo.

Il tempo passa per tutti, eppure in quel film le scene sembrano cristallizzate in un soffio di gioventù che sembra non poter sfiorire. Da questo punto di vista potresti dire che il film è stato girato nel ’71, ma anche oggi o in un futuro lontano. Illusione, forse. Ma fortemente evocativa. L’uso della chiocciola è un modo a nostro modo intrigante di comunicare che il senso dell’opera appartiene a ogni epoca, anche al presente.

Cosa narrano queste immagini, esposte alla mostra?

Cosa vogliono raccontare?


 E’ sempre Maben a rispondere : “Il matrimonio esposto in precedenza: la gioventù di quattro ragazzi in jeans e maglietta, a un passo dal grande salto verso l’olimpo del Rock (The Dark Side Of The Moon, uscito poco tempo dopo il film, cambierà drasticamente i loro destini) e l’immanenza di un luogo affascinante per la storia secolare che racconta. La mostra è divisa in vari sezioni e si snoda lungo tre sale; nella prima riviviamo il film attraverso gli screen captures  e le fotografie che lo rappresentano meglio. Nella seconda sala abbiamo un sacco di materiale inerente a Chit Chat With Oysters, una pellicola relativa alle operazioni di doppiaggio avvenute a Parigi in un piccolo studio chiamato Europasonor. In queste immagini vediamo l’altro lato dei Pink Floyd: non i semi-dei del rock scorti all’anfiteatro, ma ragazzi normali che discutono, scherzano e giocano a prendersi in giro con grande “sense of humor”.

E in più svelano i rimedi utili per evitare litigi fra loro. Nella terza sala, invece, c’è il senso del luogo. Ci sono sequenze visive che sono intitolate “Pompei Matters” (le notizie di rilievo di oggi) e mostrano i cambiamenti della Pompei nuova e antica nel corso del tempo, gli sforzi di preservazione, soggetti e immagini che mi hanno affascinato durante le mie ultime visite in città.”

L’esposizione non sara’ solo una raccolta di immagini (250 foto all’incirca), ma come ci spiega  Matteo Apuzzo – uno degli organizzatori del gruppo i “Ragazzi degli scavi”  –  son previsti due concerti di tribute band floydiane sul territorio cittadino, più una presentazione di libri e varie attività collaterali.

Non mancherà inoltre la musica a inaugurare l’evento, oltre che numerose iniziative dislocate nei vari esercizi cittadini che hanno contribuito alla realizzazione della mostra. E tante altre manifestazioni verranno comunicate in corso d’opera.

 Ornella Scannapieco

 

 

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