Era proprio nel bel mezzo del centro storico del capoluogo partenopeo che i baby killer si addestravano con le armi da fuoco in un vero e proprio poligono allestito sui tetti del borgo Sant’Antonio Abate. E’ quanto hanno scoperto i Carabinieri nel corso dei tanti sopralluoghi effettuati dopo i giorni di sangue che hanno visto cadere uno dei giovanissimi boss emergenti e hanno lasciato una lunga scia di sangue con ulteriori feriti e la paura che si è impadronita di una intera area della città.
Proprio nell’abitazione di uno zio di uno dei tre giovani coinvolti nella sparatoria di pochi giorni fa, un pregiudicato di 39 anni agli arresti domiciliati per spaccio, gli uomini dell’Arma hanno rinvenuto una pistola, 51 munizioni per armi e 22 cartucce per fucile. Nella stessa abitazione sono stati trovati anche 10 grammi di marijuana. Il prosieguo della perquisizione dello stabile ha portato i Carabinieri sul tetto dell’ edificio ed è così che è stato scoperto il poligono di tiro. Bersagli designati le antenne paraboliche, sforacchiate dai colpi, ed altri oggetti a portata di tiro. Rinvenuti anche proiettili conficcati nei muri e una dozzina di bossoli. Il tutto senza alcuna protezione e a poca distanza in linea di tiro dalle case circostanti, solo il caso non ha voluto ulteriori vittime innocenti.
Secondo gli investigatori, i giovani frequentatori del poligono improvvisato utilizzavano pistole vere proprio come i loro coetanei i joystick per console: i proiettili di rimbalzo, però, avrebbero potuto colpire le persone che abitano nelle numerose case circostanti.
Un pericolo enorme che – viene sottolineato – nessuno dei vicini ha pensato di denunciare.
La pistola calibro 9 parabellum con la matricola abrasa e le munizioni sono state trovate dai carabinieri in una busta nascosta dietro una struttura in legno, nel cortile della palazzina. Arma e bossoli saranno inviati al Raggruppamento Carabinieri investigazioni scientifiche (Ris), per le analisi balistiche: l’obiettivo è verificare la compatibilità con quanto recuperato sui luoghi dove, negli ultimi giorni, si sono verificati l’omicidio di Emanuele Sibillo, 20 anni, elemento di vertice dell’omonimo gruppo camorristico di Forcella (ucciso la notte del 2 luglio), e il ferimento di tre giovani tutti minorenni, un 16enne e due 17enni, uno dei quali, ferito lo scorso 29 giugno, è ricoverato in gravissime condizioni nell’ospedale Loreto Mare di Napoli.
Fatti di sangue avvenuti tra Forcella e i cosiddetti Tribunali, via Oronzio Costa, nel quartiere San Lorenzo, nei pressi di Castel Capuano, ex sede del Tribunale di Napoli. Una zona della città dove ora maggiore è la recrudescenza del crimine malavitoso le cui fazioni in lotta si stanno contendendo il controllo delle estorsioni e dello spaccio.