Odio razziale alle falde del Vesuvio. Quattro immigrati aggrediti e pestati a sangue

immigrati a scuolaÈ cronaca di tutti i giorni la tragedia degli immigrati che a migliaia arrivano sulle coste italiane e che in un modo o nell’altro vengono accolti sul nostro territorio, ospitati in centri, strutture alberghiere e comunità sparse in tutta la Penisola, ma quanto accaduto ieri alle falde del Vesuvio non appartiene a questa storia.

La cronaca di una serata di razzismo, follia, ignoranza e criminalità, un mix di violenza e di intolleranza, non ha per nulla a che fare con una tragedia, quella della fuga di un popolo di disperati in cerca di un futuro migliore, che occupa le prime pagine dei media nazionali. È quella di ieri sera è semplicemente la storia di nove delinquenti che hanno prima offeso ed intimidito e poi malmenato e ferito un gruppo di giovani, loro coetanei o poco più grandi, che provavano a dimenticare per qualche istante la tragica situazione che contraddistingue la loro vita.

immigratiTeatro dell’indegna aggressione i paesi vesuviani di Boscoreale, Boscotrecase, Trecase e Terzigno.

Il tutto ha inizio in serata, quando tre bengalesi, Alam Nur di 32 anni, siyam Khan 19enne e del 26enne Gamal Den Mubblaahemed, in compagnia di un siriano anch’egli ospite di una delle strutture gestite da “Il Rosone” di Trecase, decidono, dopo cena, di fare due passi. I quattro si allontanano dal centro che li ospita e, cosa più semplice, è quella di incamminarsi lungo la strada Panoramica ed, attraversando la famosa rotonda delle rivolte contro le discariche di qualche anno fa, di scendere in paese. Un’unica strada che li porta nel centro di Boscoreale, dove raggiungono facilmente Piazza Vargas, da sempre ritrovo della gioventù e non solo del paese vasuviano.

Una lunga passeggiata tra racconti, ricordi, confrontando le proprie esperienze di fuga da paesi poveri ed in guerra, un modo per sentirsi vicini a quelle tragiche realtà da cui sono fuggiti e alle quali si sentono ancora giustamente legati, un modo per ricordare familiari e affetti lontani. I tre giovani del Bangladesh sono giunti, sulle nostre coste e infine nella struttura di Terzigno, dalla Libia, dove lavoravano nel settore tessile, in fuga dalla guerra e dall’instabilità politica che ha travolto quel paese africano.

Giunti nella zona centrale della cittadina si erano fermati su una delle panchine che contornano la piazza, ma qualcosa ha disturbato l’ignoranza di quanti hanno cominciato a fissare la propria attenzione su quei quattro extracomunitari. Sono cominciati gli insulti e ad un certo punto sembra che sia stata scagliata anche qualche pietra. A questo punto i quattro giovani, rendendosi conto che la situazione stava degenerando, senza rispondere alle provocazioni del gruppetto di delinquenti che man mano andava infoltendosi passando dai primi cinque a nove giovani, decidevano di lasciare la piazza e far ritorno nella loro provvisoria “casa” alle falde del Vesuvio.

Tutto sembrava superato e nonostante l’amarezza per l’episodio subito i quattro sono a pochi metri dal rientrare quando si vedono raggiunti da alcuni ciclomotori. A bordo di questi un vero e proprio commando armato di spranghe e bottiglie di vetro che li aggrediscono. Il siriano è l’unico a riuscire a guadagnare la salvezza, i tre bengalesi restano, invece, ostaggi dei delinquenti locali che ricominciano con le provocazioni che in breve diventano spintoni per trasformarsi in pochi secondi in una vera e propria aggressione violenta. Si cerca la fuga mentre impazza la violenza inaudita ed inspiegabile. Colpi di spranga e ferite multiple alla testa, al viso ed alle spalle. Urla e terrore per chi, scampato ad un’altra assurda violenza, ha rischiato di perdere la vita nella civile Italia che, nonostante le orecchie da mercante dell’Europa, li ha ospitati regalando loro una prima speranza di salvezza.

I tre, comunque, picchiati a sangue, riescono a percorrere gli ultimi metri verso un’ulteriore salvezza e giungono alla struttura insanguinati, impauriti ed in lacrime.

Soccorsi immediatamente, vengono portati in ospedale dove sono stati medicati e dimessi per ritornare nella struttura di Trecase.

Ferma la condanna del titolare de “Il Rosone”, Massimo Esposito che ha parlato di un episodio assurdo di intolleranza e di odio razziale. “I giovani aggrediti – ha continuato il titolare della struttura – sono terrorizzati e non riescono a spiegarsi il perché della violenta aggressione. Chi ha compiuto un simile atto di violenza dovrebbe solo vergognarsi. Mi auguro che gli autori dell’aggressione vengano presto individuati e muniti dalla magistratura per un episodio segnato da così tanta crudeltà gratuita”.

ferita testaIl Bilancio della serata parla di ferite al capo e alla schiena, diversi i punti di sutura alla testa e lungo l’orecchio per i giovani immigrati e di una caccia aperta agli aggressori da parte dei Carabinieri di Boscoreale al comando del maresciallo Massimo Serra e coadiuvati dagli uomini della compagnia di Torre Annunziata. Sequestrate dagli uomini dell’Arma le immagini delle telecamere di due esercizi commerciali che avrebbero ripreso i momenti di tensione a Piazza Vargas pochi minuti prima dell’aggressione. Per gli inquirenti a fare parte del commando certamente alcuni minori che potrebbero essere incastrati proprio dalle immagini al vaglio in queste ore.

Questa mattina tutto sembra tornato alla tranquillità e tutto sembra essere già dimenticato forse perché i giovani aggrediti sono persone di serie B? Certamente se fosse stato l’inverso tutto sarebbe finito sulle prime pagine di tutti i giornali e i telegiornali d’Italia. Restano solo le ferite al corpo e soprattutto allo spirito di tutti gli immigrati ospitati sul Vesuvio che si sentono feriti al pari dei protagonisti della vile aggressione.

Filippo Raiola

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