Marijuana ed estorsioni per pagare gli affiliati al clan Gionta: 9 arresti

marijuana piantagioneI carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP di Napoli, arrestando 9 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata da finalità mafiose e di estorsione aggravata.

I militari hanno accertato che con i proventi di un ingente traffico di marijuana organizzato dal clan Gionta venivano remunerate le famiglie degli affiliati. Tra i destinatari del provvedimento vi è anche Valentino Gionta junior, figlio del boss Aldo e nipote dell’omonimo fondatore della cosca egemone a Torre Annunziata.

In data 6 giugno 2014, il GIP presso il Tribunale di Torre Annunziata emise l’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia cautelare in carcere nei confronti di Gionta Teresa, Bucciero Domenico, Ferraro Salvatore, Amoruso Vincenzo, Cioffi Benito, Guarro Michele, Savino Felice, Donnarumma Francesca, Paduano Anna e Savino Pasquale.

Contestualmente il Giudice dichiarava la propria incompetenza territoriale, disponendo la trasmissione degli atti alla Procura delta Repubblica di Napoli. Il PM formulava richiesta di emissione di ordinanza di applicazione della misura cautelare delta custodia in carcere ex art. 27 c.p.p. nei confronti di GiontaTeresa, Bucciero Domenico, Ferraro Salvatore, Amoruso Vincenzo, Cioffi Benito, Guarro Michele, Savino Felice, Donnarumma Francesca, Paduano Anna e Savino Pasquale per i medesimi fatti e sulla base dei presupposti già evidenziati nella ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Torre Annunziata in data 6.6.14, chiedendo contestualmente l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Carpentieri Giuseppe, Gionta Valentino e Guarro Luigi in ordine ai reati di cui agli artt. 416 bis e 629 c.p. e di detenzione e porto illegale di armi.

La presente ordinanza costituisce uno sviluppo delle indagini già effettuate in relazione al predetto procedimento.

Nel caso di specie si tratta di una estorsione commessa ai danni di De Vivo Nunzio titolare del negozio “Artigli” sito in Torre Annunziata al corso Vittorio Emanuele III n. 483.

Tanto premesso, si osserva che le dichiarazioni rese dal De Vivo sono precise e circostanziate ed ulteriormente avvalorate dai riconoscimenti fotografici operati dallo stesso in data 25.11.2014: la parte offesa, visionando un album fotografico composto da 16 foto, riconosceva nella foto l’esattore del pizzo dallo stesso indicato come Aristide e nella foto l’estorsore dallo stesso conosciuto come “Michele batti le manine’ .

Non vi è motivo di dubitare dalla veridicità e bontà del narrato del De Vivo, che non ha esitato ad accusare esponenti del clan Gionta, come Guarro Michele, di essere autore della estorsione ai suoi danni.

Va evidenziato come il Guarro, per l’appunto, sia stato condannato con sentenza emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli Ufficio XVIII in data 27 maggio 2015 alla pena di anni nove di reclusione per i reati di cui all’art. 416 bis cp e per quattro estorsioni aggravate dall’art. 7 L. n. 203/91 commesse ai danni di Cecco Giuseppe, Venditto Maurizio, Margarito Raffaele e Damiani Luigi.

Gli indagati operano avvalendosi della condizione di omertà e paura ed assoggettamento ingenerate nella persona offesa dalla loro nota appartenenza al clan Gionta e realizzando la condotta delittuosa al fine di agevolare l’attività di detta associazione camorristica e di realizzarne i relativi programmi criminali.

E’ inutile soffermarsi sulla esistenza del clan Gionta già conclamata in altri provvedimenti giudiziari (si ripete che il Guarro è stato di recente condannato proprio per l’appartenenza al suddetto clan).

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