Marijuana sì, marijuana no: proposta di legge per la legalizzazione

cannabis_sativa (14)Un folto numero di parlamentari italiani – oltre 200, di ogni schieramento politico – ha presentato un disegno di legge per la “Legalizzazione della marijuana”.

A dispetto delle norme restrittive attualmente in vigore il disegno di legge proposto prevede che i maggiorenni potranno detenere una modica quantità di cannabis per uso privato ricreativo e coltivare in casa fino a 5 piante. Consentiti anche i Cannabis Social club –  Associazioni No-profit di coltivazione collettiva della cannabis riservata esclusivamente agli adulti – e la vendita al dettaglio in negozi dedicati forniti di licenza dei Monopoli. Diventeranno inoltre più semplici le modalità di consegna, prescrizione e distribuzione dei farmaci a base di cannabis.

La notizia, arrivata come una ventata di aria fresca o di soffocante fumo … fate voi, ha smosso la densa cappa di calore riaccendendo la voglia degli italiani di discutere e fare polemica.

Per alcuni la legalizzazione è una misura di civiltà, che avrà effetti benefici per la lotta alle mafie  e la giustizia italiana che non sarà più ingolfata dai troppi processi per reati legati al possesso e al consumo di cannabis. Per altri è idea assurda e di assoluta inciviltà, che mette a rischio la salute dei cittadini. Insomma la curiosità per quella che potrebbe essere definita la pianta più amata, odiata e discussa d’Italia è più che legittima.

Vediamo, allora, di saperne di più. In botanica la canapa è conosciuta col nome scientifico di Cannabis sativa, la specie è poi suddivisa in due sottospecie (sativa e indica) e in numerose varietà – che differiscono per il portamento e la quantità di principio attivo contenuto – selezionate nei secoli dai contadini in base al tipo di utilizzo. La canapa è una pianta erbacea annuale di altezza variabile tra 1,5 e 2 metri ma in talune varietà coltivate può raggiungere anche i 5 m. Cresce bene in tutti i terreni, a quote comprese tra 0 e 800 metri di altitudine, si semina a febbraio-marzo e fiorisce a giugno-settembre. La canapa è, dunque, una pianta che si presta bene alla coltivazione ed è per questo che da millenni accompagna l’uomo.

La pianta è stata ampiamente coltivata in Italia per la fibra e per i semi, tra le regioni maggiormente produttive la Campania che destinava alla canapicoltura gran parte della fertilissima Terra di lavoro. Questo territorio oggi tristemente incolto – anche per la cessata industria della canapa – è stato rinominato “Terra dei fuochi” per i roghi tossici di rifiuti qui scaricati illegalmente.

L’idilliaco rapporto tra uomo e canapa si è incrinato solo con l’avvento dell’era moderna. Quando la chimica ha sviluppato i prodotti di sintesi  – ad esempio tessuti, farmaci, oli – la canapicoltura è divenuta poco redditizia e i campi sono rimasti tristemente incolti ed esposti alla più brutale speculazione.

La canapa ha conservato una certa notorietà solo per le proprietà narcotiche – la pianta è ricca di sostanze psicoattive dette cannabinoidi: CBD e THC  – e il consumo della droga, nota come marijuana e hashish, è via via aumentato nel tempo. L’uso massiccio dello stupefacente, soprattutto nella seconda metà del Novecento, ha indotto molti stati, tra cui l’Italia, a vietare la coltivazione della canapa.

Il proibizionismo spinto, col tempo, ha generato nei confronti della pianta un duplice sentimento: per molti è diventata pianta famigerata, temuta e censurata . Da altri è stata, invece, mitizzata, adorata e illegalmente coltivato o acquistata. L’enorme richiesta della canapa come droga ha generato un fiorente mercato clandestino gestito dalla criminalità organizzata che genera ingenti guadagni illeciti.

Territorio particolarmente interessato dalle piantagioni illegali di canapa sono i Monti Lattari dove la cronaca riferisce, quasi a cadenza quotidiana, notizie di ingenti sequestri di piantagioni illegali gestite dalla camorra.

Legalizzare la coltivazione e l’uso della pianta da droga ad uso personale, che comunque anche in un regime di proibizionismo è ampiamente coltivata e consumata, sicuramente metterebbe in crisi  gli affari della criminalità organizzata e potrebbe facilitare il ritorno delle colture tradizionali sottraendo così la fertile terra campana alle mire di speculatori senza scrupoli.

Ferdinando Fontanella Twitter @nandofnt

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