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Pompei, continua in Kenya la missione di “Trame Africane”

Articolo Trame Africane“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”, diceva lo scrittore statunitense John Steinbeck.

Per chi viaggia, e specialmente per chi parte per l’Africa, non c’è aforisma migliore adatto a raccontare quanto forti ed emozionanti siano le sensazioni regalate da quella terra. Al ritorno non sei più lo stesso, ti senti diverso, più ricco, più completo, più vivo. Ancor di più se il viaggio è da volontario e non da turista.

Un viaggio tra sogni, realtà e speranze, quello dello scafatese Vincenzo Vitiello, volato per la prima volta in Africa con l’Associazione “Trame Africane”.

Una esperienza che gli ha permesso di “toccare con mano” quello che per anni aveva solo potuto immaginare, di dare un volto a persone aiutate ma mai viste, di guardare con i propri occhi ciò a cui dedica ore del suo tempo libero ed incrociare sguardi che raccontano storie, a raccogliere abbracci e sorrisi che diventano regali.

Questo è il significato profondo del viaggio a Machaka e Kiirua in Kenya, i luoghi dove Trame Africane “vive” la sua missione di sostegno e solidarietà tra nuovi progetti e rinnovate speranze; un viaggio tra orfanotrofio, ospedale e villaggio tra bambini, anziani e studenti per verificare che tutto proceda bene e per raccogliere idee e risorse.

Gli incontri con gli abitanti del luogo testimoniano quanto l’associazione stia riuscendo nella sua mission, ovvero aiutare la gente del posto a vivere e non sopravvivere, ad essere artefici del proprio riscatto personale e sociale e non spettatori passivi.
I componenti del gruppo hanno potuto incontrare i ragazzi diplomati e laureati grazie alle borse di studio finanziate da “Trame Africane”, molti dei quali inseriti già nel mondo del lavoro come infermieri, medici, insegnanti, ingegneri.

“Ragazzi che vogliono raccontarsi, volti sorridenti, felici – ricorda Vincenzo Vitiello – ma anche commozione per il ricordo di ciò che si era prima di intraprendere il percorso di studi e la consapevolezza di ciò che si è riusciti a diventare. Storie diverse, ma intrecciate tra loro da un filo comune: il voler studiare, il volersi formare, il voler lavorare per migliorare se stessi, per darsi una possibilità e per aiutare anche gli altri, la propria famiglia, il proprio villaggio.
Ragazzi e ragazze provenienti dal fango, dalle capanne di Machaka o Kiirua, dal “nulla” inteso nel suo significato più pieno, a veri protagonisti della propria vita e di quella della comunità; un riscatto personale che però è messo a disposizione degli altri affinché sia un riscatto per tutti. Ecco come, riprendendo lo slogan dell’associazione, l’educazione diventa strumento per sradicare la povertà e promuovere il progresso.
O ancora, l’incontro con i bambini dell’orfanotrofio di Machaka: bambini provenienti da contesti difficili, tristi, senza genitori o con familiari impossibilitati a prendersi cura di loro. Bambini che sarebbero destinati ad una vita senza futuro, senza possibilità e che invece trovano nelle mura dell’orfanotrofio, nel calore di chi ci lavora, l’infanzia che tutti i bambini dovrebbero avere: amore, protezione, cura, affetto.

E poi l’incontro con Charene, una bambina che fino a qualche mese fa era ancora nell’orfanotrofio e che ora vive felice nella sua nuova famiglia: esempio di come i bambini sono seguiti anche al di fuori della struttura, perché la vita migliore garantita loro continui ad essere tutelata.
Su tutti i volti una grande dignità, enormi sorrisi, gioia di vivere: ecco allora che il tempo donato, le risorse offerte trovano la loro ricompensa, una ricompensa che va al di là di ogni aspetto materiale perché tutto è arricchimento e tutto quanto si riesce a dare è poco, è nulla rispetto a quanto di immenso si riceve in cambio”, conclude commosso Vincenzo Vitiello.

Agnese Serrapica

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