Torre Annunziata: le mani dei Gionta su lavoro, commercio e sviluppo

Torre_Annunziata_panoramaPorto, cimitero, centro commerciale: su questi tre punti si basavano gli ‘affari’ del clan Gionta a Torre Annunziata.

Emergono, quindi, inquietanti novità dalle indagini della DDA dopo l’arresto di Carmela Gionta, sorella dello storico capoclan Valentino, attualmente al 41-bis.

Da tempo ormai con le casse vuote, il clan cercava in tutti i modi di poter risanare le perdite e le occasioni, infatti, non sono mancate. Prima di tutto il porto (per il quale la Regione ha stanziato 33 milioni per la riqualificazione): gli esponenti di spicco del clan facevano in modo che a vincere gli appalti fossero tutte ditte a loro vicine.

Per quanto riguarda il cimitero, invece, si cercava sempre di mettere pressione e timore alle persone nell’acquisto dei loculi riuscendo a ricavare grosse somme di danaro.

Ma, purtroppo, i fatti più gravi sono quelli inerenti alla costruzione del centro commerciale nella periferia della città olplontina: Carmela, in compagnia di altri esponenti del clan, obbligava le ditte ad assegnare ben 15 posti di lavoro ad affiliati del gruppo camorristico (posti da dividere tra i Gallo e i Gionta stesso).

Si tratta prevalentemente di ipotesi, dovute alle intercettazioni e ai primi interrogatori. Tutto ancora da scrivere anche se potranno esserci novità già venerdì quando apparirà davanti al GIP Carmela Gionta per la convalida del fermo.

Se tutto si confermasse, sarebbe un duro colpo per la cittadina torrese che stava iniziando, anche se con fatica, ad uscire dalla crisi con una piccola crescita economica macchiata per l’ennesima volta dalla presenza, ormai costante, delle associazioni criminali sul territorio.

Gennaro Esposito

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