La “buona scuola” non si arrende

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Dai “forti” poteri dei dirigenti scolastici, passando per le “deleghe in bianco” al Governo, per arrivare a tanti altri provvedimenti che non piacciono ai docenti con il ricatto delle assunzioni dei precari della scuola, da anni “impantanati” nelle lunghissime graduatorie e di certo non salvati dal sistema proposto dalla nuova riforma.

E’ contro tutto questo che il mondo della scuola si mobilita per ottenere un referendum abrogativo della riforma “La Buona scuola” targata Governo Renzi. Non sono bastati cortei e manifestazioni di piazza, cori di protesta di docenti e studenti arrivati sin nelle stanze del potere di Montecitorio a frenare l’approvazione della riforma andata in porto poche settimane fa. La battaglia è ormai persa ma c’è ancora margine per vincere la vera e propria guerra, fatta di appelli, proteste e minacce del blocco degli scrutinii. Infatti il comitato nazionale “La Leadership alla Scuola”, ha depositato in Cassazione il quesito referendario per l’abolizione della riforma Renzi della scuola. Si tratta della prima tappa verso l’ottenimento del referendum abrogativo.

E’ già stato ultimato in questi giorni l’invio dei moduli a tutti i Comuni d’Italia accompagnati da una serie di appelli per sollecitare l’adesione alle ragioni del referendum. Destinatari sono i sindacati della scuola, le forze politiche, le associazioni studentesche, i genitori, i ‘non votanti’. Il comitato si propone di raccogliere le firme necessarie entro settembre con l’obiettivo di raggiungere il quorum a maggio del 2016 quando ”probabilmente gli italiani saranno chiamati a votare per l’abolizione del Senato e per la riforma elettorale”. Secondo il comitato ”iniziare l’anno scolastico in concomitanza con l’impegno di tutto il mondo della scuola nella raccolta firme per il referendum senz’altro attenuerà gli effetti nefasti della riforma, condizionerà, renderà incerta e quindi rallenterà l’azione del governo nell’attuazione delle ‘deleghe in bianco’ e farà sentire al Governo e ai dirigenti scolastici il nostro ‘fiato sul collo”’. Il giudizio è netto: ”questa legge, in attesa di un lontano referendum, potrebbe lasciare cicatrici indelebili nella nostra scuola”.

Raggiungere entro il 25 settembre le 500 mila firme ”è possibile, anzi contiamo di superarlo ampiamente, se si considerano le adesioni registrate allo sciopero del 5 maggio”. Si ricorda che in quell’occasione ”il personale della scuola ha pagato di tasca propria, dai 60 ai 100 euro, la manifestazione di dissenso mentre apporre una firma presso il proprio Comune di residenza non costa nulla. In soli 10 giorni si sono registrati al comitato oltre 100 mila firmatari promotori e 100 referenti da tutte le regioni d’Italia”. I vari appelli inviati servono a mobilitare i diversi soggetti che operano nel mondo della scuola, focalizzando l’attenzione di ognuno sui diversi aspetti della riforma.

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