Fino al 2 agosto dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 20.30 presso la sala dei Padri Sacramentini in Piazza Cota sarà visitabile la mostra “Salvatore Cinque. Un artista, un paese, tanti ricordi… 20 anni dopo”, allestita in occasione dell’anniversario della sua morte. Ritratti, scorci di paesaggio, cartoline commemorative, disegni per la stampa, per le confraternite, per gli amici e per chiunque bussasse alla sua porta: una selezione di opere, scelta e catalogata accuratamente dalla famiglia dell’artista, che abbraccia decenni di storia personale e collettiva e che, mercoledì scorso, è stata presentata alla cittadinanza.
Nella Sala consiliare del Comune di Piano di Sorrento si è infatti ricordato Salvatore Cinque attraverso le parole di chi l’ha conosciuto. «Da una parte mi sento come un bambino che riscopre tesori in soffitta – ha commentato il Sindaco Giovanni Ruggiero presente all’evento – perché nelle opere di Salvatore Cinque intravedo tratti e volti familiari, storie incentrate sulla nostra terra. D’altra parte, da Sindaco, sono riconoscente ad un uomo che ha raccontato il paese nel modo che gli era congeniale, la matita e il suo tratto grafico caratteristico, lasciando un’eredità di immagini e suggestioni».
La storia di Salvatore Cinque, le manifestazioni da lui ideate e le numerose opere realizzate per manifestazioni, pubblicazioni cartacee, ambienti religiosi, festività, studi e uffici sono state raccontate attraverso testimonianze dirette e proiezioni video. Hanno condiviso il proprio ricordo dell’artista Lina Aversa, Ciro Ruggiero, Anna Bartiromo, Luigi Iaccarino, Giovanni Iaccarino, Geppino Russo, Cecilia Coppola e, con una lettera data l’assenza fisica, anche Ciro Ferrigno. Anche Mons. Arturo Aiello, all’epoca parroco di San Michele Arcangelo, ha voluto ricordare l’artista carottese, lui che dal 1980 chiese la sua collaborazione per la creazione delle immagini dei più importanti eventi religiosi della zona.
«Salvatore, vinto dalla nostalgia, ha immortalato la nostra terra in tanti scorci e peregrinare di processioni – scrive l’attuale Arcivescovo di Teano Calvi – nelle tese che tagliano il costone della Ripa e mille chiese e stradine, grotte scavate nel tufo e impennate di scale e terrazze sull’infinito. Ha cantato così la nostra terra, in un canto dolce e struggente come una serenata in attesa che si apra una finestra di benevolenza».
In allegato il testo integrale di Mons. Arturo Aiello.