Si sono svolti oggi, a Torre del Greco, i funerali di Pietro Spineto, il diciannovenne fu freddato in strada durante uno “stupido gioco” dagli esiti mortali fatto da un amico quindicenne sabato scorso in uno stabile di vico Bufale: l’amico maneggiando una pistola di suo padre – giudicato dagli inquirenti “vicino al clan Falanga” – avrebbe fatto partire un colpo. Nonostante ciò, gli inquirenti stanno ancora lavorando sul caso. L’amico del cuore è, comunque, accusato di omicidio colposo. Arrestato anche il padre dell’amico di Pietro con l’accusa di detenzione di arma. E’ stato proprio il genitore del quindicenne, Armando Gaudino, 44 anni, ad indicare alle forze dell’ordine il luogo in cui si trovava la pistola che ha ucciso Spineto.
Oggi, oltre 1500 persone e tanti striscioni alla basilica pontificia di piazza Santa Croce a Torre del Greco.
La bara bianca è stata portata a spalle dai ragazzi del rione mentre altri mostravano un grande striscione con su scritto “Stop alle armi”. In molti indossavano magliette bianche con la foto in un momento felice e la scritta “Pietro vive”.
Lacrime, dolore e tanti applausi fuori alla basilica, chi non è riuscito ad entrare ha atteso in piazza che era ugualmente gremita.
Dura l’omelia del parroco della basilica di Santa Croce, don Giosuè Lombardo, che ha rimarcato “come al Sud si senta l’assenza dello Stato” e come sia alto “il numero di giovani senza lavoro”. “Non per questo – ha proseguito don Giosuè – Pietro si era perso. Lo conoscevo bene, frequentava il nostro oratorio. Pietro – ha aggiunto – era un ragazzo che si aggrappava per non affondare”.
Poi don Giosuè ha aggiunto: “Anche anche noi soffriamo per la mancanza di strutture aggregative per i giovani, per la disoccupazione che qui al nella nostra città vede picchi così elevati». Per organizzare il funerale e sostenere famiglia di Pietro il comitato «Il Progresso» ha organizzato una raccolta di fondi. «Si è trattato di una forma insolita ma bella di solidarietà. – hanno spiegato i promotori dell’iniziativa – Purtroppo solo l’amministrazione non ha risposto”.
Nel corso dell’interrogatorio il quindicenne accusato di omicidio colposo ha confermato che l’arma utilizzata era di suo padre. Secondo una primissima ricostruzione tutta da confermare, dunque il quindicenne avrebbe presumibilmente preso la pistola del padre dal “nascondiglio” all’insaputa dell’uomo e l’avrebbe mostrata all’amico, quindi uccidendolo. E ci sarebbero due testimoni. Il ragazzo, convinto dalla madre a costituirsi, ha raccontato che invece Pietro avrebbe trovato e usato per primo la pistola sparando a vuoto diverse volte nel cortile dello stabile del centro storico, poi l’arma sarebbe passata nelle mani del quindicenne che ha fatto partire «accidentalmente» il colpo che ha ferito mortalmente Spineto alla testa.”Sapevo che la pistola era di mio padre”, ha aggiunto il ragazzo, che ha parlato anche di una coppia di residenti del palazzo che dopo i primi spari si sono affacciati.