Tutti noi, praticamente da sempre, siamo soliti festeggiare il “ferragosto”- ricorrenza che convenzionalmente cade il 15 di agosto- con bagni in mare, falò in spiaggia, divertimento, musica, per godere delle meritate vacanze dopo un anno di lavoro. E la ricorrenza, d’altronde, è a nostra memoria da sempre il simbolo dell’estate, il giorno più “importante” , quello centrale.
Ma qual è l’origine storica della festa? La maggior parte di noi, nella migliore delle ipotesi, conosce il significato religioso che la Chiesa Cattolica di Roma dà alla ricorrenza. Si celebra l’assunzione di Maria, madre del Cristo, in cielo. La “Maria Caelo Recepta”, assunta in cielo, Assunzione che è ben diversa dalla Ascensione del Figlio di Dio, il quale ritorna e non arriva al cielo in anima, spirito e corpo. E la Madonna, al pari del figlio, secondo il Credo di Roma, è l’unico mortale che sia già asceso in cielo anche col corpo, trattamento che sarà riservato ai fedeli tutti solo con l’avvento della fine del mondo, con l’apocalisse e la seconda venuta del Cristo. Ma accanto alla seconda venuta dell’Agnello anche la Regina del Cielo, leggendo il capitolo 12 della Rivelazione, tornerà, gravida del suo unigenito, e, con l’ausilio delle schiere angeliche capeggiate dall’arcangelo Michele, riuscirà a sfuggire dalla Bestia, che la contrasta volendone divorare il figlio, ma finisce sconfitta e gettata sulla terra a corrompere la progenie di Cristo.
Sebbene la proclamazione ufficiale della Assunzione come dogma risalga solo al 1 novembre del 1950, anno in cui papa Pio XII, attraverso la costituzione apostolica “Munificentissimus Deus” ( “Dio generosissimo”) ed è addirittura l’ultimo dogma della Chiesa Cattolico ad essere proclamato, dispute e convinzioni circa la Assunzione della beatissima Vergine si perdono nella notte dei tempi, nelle prime comunità cristiane.
Già nel IV secolo, infatti, Efrem il Siro sosteneva l’incorruttibilità terrena del corpo mariano, Timoteo di Gerusalemme ed Epifanio di Salamina, coevi di Efrem, invece, sostenevano l’uno l’immortalità corporale, l’altro la possessione carnale del Regno Celeste da parte di Maria. Anche negli apocrifi troviamo testimonianze simili, raccontate con dovizia di particolari, con tanto di angelo Gabriele che predice l’’Assunzione tre giorni prima e battaglia di Satana che tenta gli abitanti di Gerusalemme a che saccheggino il corpo della vergine.
Ma la festa del ferragosto ha origini ben più vetuste. Essendo festa romana, trae le sue origini proprio dalle “Feriae Augusti”, indette dall’imperatore Augusto nel 18 a.C., e che sostituivano, inglobandole, i “Vinalia Rustica” ed i “Consualia”. Entrambi con lo scopo di celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. Erano insomma, il principio di una sorta di pausa, come le nostre ferie, tuttavia principalmente per gli agricoltori- ricordiamo, ad esempio, che gli “studenti”, i “discipula”, avevano la pausa scolastica non in estate ma in occasione della festa della vendemmia. I “Vinalia”, festeggiati il 19 agosto dai popoli del Lazio, erano officiati dal “flamen dialis”, sacerdote estremamente importante in Roma antica, in quanto preposto al culto di Giove Capitolino, il quale sacrificava un agnello a Giove per propiziare l’abbondanza della vendemmia. I “Consualia” erano, invece, dedicate al dio dei granai e delle conserve rustiche, Conso. A Conso si affiancò la dea della fertilità. Più tardi a questi omaggi si unirono anche quelli legati a divinità di origine orientale, come la dea madre sira Atagartis, fino a rendere quel giorno di metà agosto un unico grande omaggio a tutti i numi che avessero in qualche modo a che fare con i concetti della crescita, del concepimento e della nascita. Il 13 agosto, poi, era la festa della dea Diana. Risulta evidente, quindi, come il sincretismo cattolico favorì una fusione delle festività, trasmutandole in festa di Maria Mater Dei, rigenerata, rinata, quindi Assunta in cielo, caelo recepta.
Dal mito romano nascono anche diverse usanze tipiche dell’Assunta, i falò, in quanto durante tali celebrazioni il fuoco rappresentava la rigenerazione, i bagni a mare, in quanto l’acqua era un elemento invocato in Agosto dai Romani, data la siccità del periodo. Ma anche altre usanze tipiche di alcune zone, come i diversi palii- termine che poi deriva dal “Pallium”, che è il drappo dato in premio ai vincitori delle gare di cavallo latine- rimembranze della festività romana in cui vi erano corse di muli mentre cavali e asini riposavano agghindati di omaggi floreali, alla stessa guisa dei contadini a riposo per la ricorrenza.
L’usanza, infine, di fare gite a mare, potrebbe rintracciarsi nel ventennio fascista, ove per tre giorni, dal 13 al 16 agosto, le corporazioni dopolavoristiche organizzavano viaggi per la classe operai ed il suo ristoro. Un po’ come accadeva ai contadini di Roma antica.
Giovanni Di Rubba