Il Gazzettino vesuviano | IGV

Castellammare/Pompei: ricchezze in rovina

terme di stabia1Le Terme di Castellammare di Stabia e gli Scavi di Pompei, entrambe costituiscono peculiarità invidiate dal mondo per la complessità e la unicità dei servizi che possono rendere nel loro rispettivo ambito. Potrebbero rappresentare gli elementi portanti dell’economia campana nonché la dimostrazione incontrovertibile di efficienza operativa e di intelligenza conservativa delle origini.

Castellammare può contare su 28 acque minerali, in passato riconosciute ed apprezzate per secoli e per suggellare questa naturale dovizia si costruirono le nuove Terme su di un’area di circa 100 mila mq. con modernissime apparecchiature di servizio e di cura. Una struttura indubbiamente prima in Italia operante, oltretutto, in un mercato ricco, apprezzato e favorevole. Un privilegio consentito in esclusivo interesse degli addetti e della potenziale clientela.

Dopo 50 anni di dubbia , alternante e sofferta funzionalità tutto questo è finito ! Sperpero progressivo qualitativo e quantitativo di capacità e possibilità per poi finire nel fallimento, nell’incuria e nell’abbandono. Questi sono i fatti, testati da tutti gli organi di informazione e da una cocente effettiva situazione.

Di chi la colpa di cotanto misfatto ?
Gli scavi di Pompei, il monumento archeologico più grande e completo del mondo, conosciuto ed ammirato da un flusso turistico di oltre tre milioni annui di visitatori, corteggiato e gratificato da personalità e da nazioni dell’universo intero e strumento di vita per la città di appartenenza.

Questa vera manna della storia, nonostante la unicità, la grande considerazione e le premure finanziarie di cui gode, vive un iter stentato e deficitario con continui crolli e pressanti richiami per difficoltà di varia natura. E’ una storia infinita, ricca com’è di contrasti sindacali, lotte per l’accaparramento delle poltrone, infiltrazioni indesiderate e nocive. Tale andamento altalenante comporta una organizzazione ed un funzionamento quasi mai all’altezza della situazione con evidente disagio e linearità.

Questi due casi, inverosimili, danno spontaneo adito a rilevare la riflessione sulla generale incapacità e superficialità, tipicamente meridionali, di gestire, coltivare e sviluppare tutte le evenienze che caratterizzano il percorso di un impegno sociale e politico. Ho avuto la fortuna di avere tra le mani l’articolo di Domenico Arcuri da Il Sole 24 ore del 4.8.15 “IL MEZZOGIORNO PAGA ANCHE IL CATTIVO UTILIZZO DELLE RISORSE” che espone con nitida chiarezza e mortificante realtà la situazione del sud. Per quanto si evince dai dati rilevati il meridione d’Italia è ultimo tra gli ultimi.

Rimane allucinante quanto incredibile che “il Sud è peggio della Grecia”, sempre come riporta l’articolo e che “Il Pil del Mezzogiorno è cresciuto la metà di quello greco”. Poi puntualizza con dati certi ed inequivocabili che il meridione è ultimo tra gli ultimi per ogni espressione di vita e di benessere. Dovremmo vergognarci di queste posizioni ed asserzioni ed invece ci si campa sopra continuando a celebrare i soliti noti e rimetterli in corsa con indagini precostituite e falsamente immunitarie. Non si riesce a capire perché gli incapaci, i ladri, i delinquenti, pur individuati, non debbano essere cacciati fuori a pedate con la certezza che non tornino a nuocere. Forse, i giudicanti vestono gli stessi panni dei giudicati e la giustizia viene sacrificata in nome delle vicendevoli tolleranze.

Essere sempre gli ultimi non garba alle persone oneste che vivono la propria vita sulla instabilità determinata dai disonesti e ne subiscono le conseguenze.

Pierdomenico Amodio

Exit mobile version