M5S a Mariglianella, Esposito contro l’omertà

leo L’architetto Leopoldo Esposito, esponente del Movimento Cinque Stelle a Mariglianella, si fa sostenitore e promotore della campagna “Battere l’ indifferenza”.

L’iniziativa, che ha più il sapore di uno sfogo personale, lascia trapelare l’intenzione di Esposito di lanciare una stilettata ai partiti concorrenti al M5s.

La presentazione della campagna si apre con una constatazione su quanto sia facile associare, erroneamente, la politica con la concretezza, mentre invece occorrerebbe dapprima trovare il giusto rapporto tra gli ideali che un politico adopera nella sua azione e la reale possibilità di azione. Insomma, non fare promesse se, nel concreto, si è incapaci di mantenerle, potere prima di volere.

“La concretezza è necessaria in politica, ma è obbligatorio avere la consapevolezza di quali coerenze esistano tra il pragmatismo dell’azione e gli ideali ai quali ci si riferisce. La politica, quella buona, deve tenere stretta la relazione tra il dire e il fare: i valori che si assumono, i progetti che si costruiscono, le attuazioni che di essi si riesce a realizzare. Gli ideali, ciò che fonda una cultura politica e la rinnova, non nascono né crescono e si diffondono come i funghi, per annate di sole o di pioggia. Richiedono confronto, messa a punto rigorosa, impegno per costruirvi condivisione e partecipazione attiva.

L’assenza di questi riferimenti forti produce nel nostro tempo esiti clamorosi. Viviamo una crisi profonda, che scuote non solo un ciclo economico ma gli assetti di una specifica e datata organizzazione capitalistica del mercato, quella della finanziarizzazione dell’economia, del suo predominio sulla produzione; quella che vede il mercato espandersi e tentare di conquistare l’intera società; quella infine che produce dissesto ecologico e rischi di distruzione della casa comune dell’umanità, il nostro pianeta. È davanti ai nostri occhi il fallimento gigantesco della politica.

La buona politica è quella che contribuisce a dar vita ad un ambiente sociale, a istituzioni capaci di creare le condizioni migliori perché essa si realizzi, perché sia avvertita come un valore portante di una convivenza più alta”.

Secondo Leopoldo Esposito, la buona politica “soffre di solitudine” proprio perché si è creata sfiducia nei cittadini. Il politico, colui che si erge a capace quindi di interpretare i reali bisogni delle realtà locali e agire in nome di tutti, non gode più di piena fiducia, nemmeno da parte di chi gli ha concesso il potere di rappresentarlo.

Si legge, infatti, che “libertà e responsabilità, diritti e doveri devono essere tra loro inseparabili: su questo nesso si può fondare un nuovo patto di cittadinanza, capace di includere e inglobare tutti, alternativo a concezioni che fondano l’avvenire della società sulla paura e la discriminazione dei diversi. La buona politica soffre di solitudine laddove si indebolisce la partecipazione; ha bisogno di democrazia. Non partiti che si sciolgono in dieci minuti come Forza Italia e che vivono senza congressi. Non partiti a gestione “autoritaria-personale” come il PD, la Lega Nord o l’Italia dei Valori”  (e qui la stoccata ai partiti concorrenti di cui sopra).

Partiti veri, robusti, radicati sul territorio, ma soprattutto capaci di coinvolgere SEMPRE nelle scelte i cittadini che si riferiscono a loro. La buona politica soffre la solitudine ancor più perché si regge su di una democrazia che esige la partecipazione, non soltanto nel momento decisivo del voto. Intorno a noi invece le istituzioni si allontanano dai cittadini. Colpa in primo luogo di leggi elettorali che ci consentono di scegliere un partito, votando la sua lista, ma non i nostri rappresentanti nelle istituzioni con liste e listini bloccati”.

Ma non tutto, ovviamente, è destinato a condurci alla deriva. Esposito intravede possibilità per la politica di risollevarsi. “La buona politica non è destinata a morire di solitudine, anzi guai anche soltanto a pensarlo, sarebbe un peccato laico di presunzione elitaria, aristocratica e di superficialità. È vero che a volte chi si impegna nella politica può sentirsi isolato, più che per le idee sostenute, per la visione prevalente che c’è verso la politica stessa e i partiti. Giudizi sommari, luoghi comuni, accuse generiche e indistinte ottengono come solo risultato quello di allargare ancora i fossati, di tenere lontani i giovani. Per rompere una solitudine occorre suscitare un impegno serio, nei cittadini e con particolare urgenza nei giovani”.

Non solo i giovani, quindi, chiunque deve sentirsi parte di un progetto comune che ha come scopo il miglioramento del territorio in cui si vive.

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