Una insegnate sospesa temporaneamente dal servizio e con il provvedimento restrittivo di obbligo di dimora nel proprio paese ed una intera comunità sotto choc. Questo, in breve, le risultanze delle lunghe indagini eseguite dalla procura di Torre Annunziata a seguito di denunce da parte di alcuni genitori di una scuola dell’infanzia, ufficialmente chiusa a causa della spending review, situata nella periferia di Gragnano.
Sospensione dal servizio e provvedimento giudiziario sono scattati a carico di A.A., maestra di 64 anni residente proprio a Gragnano. L’atto è stato emesso dal gip oplontino ed è stato notificato all’insegnante dai Carabinieri del nucleo operativo stabiese nella mattinata di ieri.
Bambini di tre anni vittime di maltrattamenti psicologici, umiliazioni gratuite, ma anche strattoni e persino schiaffi. I fatti oggetto dell’attenzione dei magistrati risalgono al periodo compreso tra gennaio e giugno 2015. Le prove raccolte della Procura di Torre Annunziata, sembrerebbero schiaccianti, di qui la decisione di procedere con i provvedimenti restrittivi.
A rivolgersi prima ai vertici scolastici e poi alle autorità competenti, alcuni genitori di una classe composta da 25 giovanissimi alunni, della scuola di Cappella Bisi, periferia gragnanese, al confine con Santa Maria la Carità. Partono così, lo scorso inverno, le indagini che hanno accertato le palesi responsabilità dell’insegnante. Le telecamere nascoste, posizionate dagli inquirenti nella “classe dei maltrattamenti” sin dallo scorso gennaio, mostrano urla e schiaffi, apparentemente senza alcun motivo, ai danni dei piccoli allievi, per non parlare di violenti strattoni al fine di ottenere obbedienza.
Un vero e proprio clima di terrore che nel tempo, stando ai racconti riportati agli inquirenti dai genitori, provocavano anche notti insonni per i bambini della classe ed il rifiuto di ritornare a scuola il mattino seguente.
Una storia terribile, che in un primo momento e fino alle prime conferme venute dalle intercettazioni ambientali, tutti speravano fosse solo l’amplificazione di corretti e normali comportamenti di una preparata professionista. Purtroppo le riprese audio e video hanno certificato scene di maltrattamenti non giustificabili e che proprio nessuno avrebbe mai voluto vedere.
La docente, prossima al pensionamento, utilizzava regolarmente metodi a dir poco inaccettabili: urla e continui rimproveri per arrivare sino alle violenze fisiche e psicologiche. Ceffoni sulle mani, ma anche in faccia per punire la disubbidienza. Stiamo parlando comunque di bambini piccolissimi, alla prima esperienza scolastica un una classe dell’asilo, come veniva identificata sino a qualche anno fa la scuola dell’infanzia. Bambini in castigo nell’angolo e “senza piangere” per evitare le punizioni fisiche. Inevitabili le dure ripercussioni sul comportamento dei piccoli e le segnalazioni alle autorità competenti da parte dei genitori. Apertura dell’indagine e quindi l’epilogo di una brutta, bruttissima vicenda con la conferma dei sospetti dopo il monitoraggio della classe.
“Stavamo vivendo un incubo – hanno confermato i genitori – ma oggi, grazie a quanti hanno creduto nelle nostre denunce, in primis le forze dell’ordine, sembra che la giustizia abbia preso il sopravvento spazzando via i brutti sogni dalla vita dei nostri figli”.
Una storia forte che lascerà sicuramente uno strascico. Al momento, in attesa delle ulteriori indagini, tutt’ora in corso, il dirigente scolastico non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali. Confermato solo il motivo della chiusura del plesso che sarebbe avvenuta per motivi legati all’ottimizzazione delle risorse, con la ridistribuzione dei bambini in altri plessi scolastici della cittadina dei lattari. La scuola teatro di questa brutta faccenda, negli anni scorsi, del resto, si è distinta per aver proposto iniziative, anche extra scolastiche, in difesa dei diritti dei più piccini, ma quest’episodio getta un’ombra sull’impegno di decine di docenti capaci ed encomiabili per impegno e dedizione. Resta la rabbia dei genitori che oggi vedono, purtroppo, confermati quei sospetti che avrebbero sicuramente preferito non si traducessero nell’orrenda realtà confermata dall’inchiesta in corso.
Filippo Raiola