E poi arriviamo noi

siani elaborataQualcuno penserà “e questi cosa c’entrano?”. In tanti lo faranno, perché hanno la mente occlusa dalla detenzione della “verità assoluta”. In effetti è vero. Uno aveva appena un anno, l’altro non era nemmeno nato quel 23 settembre dell’85. “Non sanno nemmeno chi fosse Giancarlo Siani”. Ma noi, a quello che dicono i “professori”, non pensiamo.

Sappiamo, invece, cosa rappresenta Giancarlo per le nuove generazioni di giornalisti. Per noi è un esempio: raccontava (bene) la verità, lo faceva dalla provincia, da giornalista “abusivo”, per un grande quotidiano. Un po’ come proviamo a fare noi, in maniera modesta, con la consapevolezza di quel sacrificio tanto assurdo.

E quindi arriviamo noi, giusto trent’anni dopo. Noi che abbiamo la pretesa di raccontare fatti, di attraversare con la penna un territorio già calcato, fatto di corsi e ricorsi storici.

Un’area calcata e raccontata forse con più meriti, ma con meno strumenti di quanti noi ne abbiamo a disposizione adesso. Noi che scriviamo nero su bianco di malefatte e disservizi. Cerchiamo di fare del nostro meglio e improvvisamente arriviamo noi e ci mettiamo alla guida di un simbolo.

Noi che abbiamo più o meno l’età di quando lui fu barbaramente ucciso. Noi che dobbiamo avere il polso della situazione, “sentendo” il lamento della nostra terra. La percorriamo con passione e, si spera, al servizio del cittadino che deve sapere. Talvolta stanchi, troppo spesso mal pagati e sotto pressioni tremende. Noi lo facciamo e come noi oggi c’è un esercito di guardiani, lettori, scrittori, giornalisti e utenti del web. La Mehari verde è un simbolo potentissimo dell’ anticamorra, di ciò che è stato Giancarlo e di ciò che sarà il suo ricordo in futuro. È un simbolo talmente potente che al solo pensiero brucia.

Quel volante scotterà, forse. Forse. Oppure ciò che ci piace pensare è che Giancarlo non sarà geloso. Ci piace pensare che quel volante sarà morbido e sarà gentile. E noi faremo di tutto affinché quel motore, ben oleato, e quel serbatoio continuamente rifornito, non moriranno mai.

Francesco Ferrigno
Dario Sautto

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