Gragnano: continua il caos politico dopo la decadenza di Paolo Cimmino

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A Gragnano continua a crescere il fermento politico sorto dopo la decisione della Corte d’Appello di Napoli di rigettare il ricorso proposto da Paolo Cimmino, avverso l’ordinanza del tribunale di Torre Annunziata dichiarativa della decadenza dello stesso dalla carica di sindaco. Una decisione che risale al 10 settembre scorso ma le cui conseguenze sono ancora ben visibili sulla scena della vita politica gragnanese.

Qualche giorno fa i consiglieri comunali di opposizione si sono autosospesi da ogni attività consiliare in attesa di chiarimenti da parte della Prefettura, la quale, nel fornire il proprio parere sulla problematica in esame, ha evidenziato che: “Segnatamente al giudizio di secondo grado, stante la esecutività di tale pronuncia, fino al passaggio in giudicato dello stesso provvedimento, rimane precluso a Paolo Cimmino l’esercizio delle relative funzioni, a meno che questi non richieda ed ottenga dalla Corte d’Appello la sospensiva della ordinanza che ne ha dichiarato la decadenza, proponendo altresì ricorso per Cassazione.

Sulla scorta di tali elementi discende che salvo successiva sospensiva correlata alla proposizione di ricorso in Cassazione le funzioni del sindaco ai sensi dell’art 53 d.lgs 267/2000 (T.U. enti locali) saranno svolte dal vice sindaco”. L’art 53 della citata normativa dispone che: “In caso di impedimento permanente, rimozione, decadenza o decesso del sindaco o del presidente della provincia, la giunta decade e si procede allo scioglimento del consiglio.

Il consiglio e la giunta rimangono in carica sino alla elezione del nuovo consiglio e del nuovo sindaco o presidente della provincia. Sino alle predette elezioni, le funzioni del sindaco e del presidente della provincia sono svolte, rispettivamente, dal vicesindaco e dal vicepresidente”. Formalmente, dunque, la situazione sembrerebbe fin troppo chiara: una sentenza della Corte d’Appello ed un intervento “chiarificatore” della Prefettura che rimanda alla normativa del testo unico degli enti locali. Sostanzialmente, in realtà, continua l’incertezza sulle sorti dell’amministrazione gragnanese perché una parte dell’opposizione proporrà ricorso al Tar avverso la decisione della Prefettura adducendo, come ragionevole motivazione, che l’ineleggibilità del Cimmino era preesistente alla tornata elettorale del maggio 2014. Se Cimmino era ineleggibile prima delle elezioni, tale vizio coinvolgerebbe anche la figura del vice-sindaco, rafforzando la tesi di chi vorrebbe subito nuove elezioni, ovviamente dopo un (non troppo) breve periodo di commissariamento.

Il consigliere Michele Serrapica (Ncd), tra coloro che sottoscriveranno il ricorso al Tar, in alternativa allo stesso, con una proposta – apparentemente spiazzante- ha addirittura richiesto un “governo di larghe intese”, affermando che in una situazione del genere “le forze politiche dovrebbero fare un passo indietro”. In attesa di una nota ufficiale che, a quanto pare, nelle prossime 48h dovrebbe chiarire la posizione degli altri consiglieri di opposizione, in particolare dell’area centro destra, la stessa opinione pubblica è spaccata. Molti, ormai rassegnati alla decisione della Corte, sottolineano come l’amministrazione Cimmino sia comunque nata da un chiaro consenso elettorale, e dunque, così stando le cose, pur di assicurare un minimo di continuità al governo cittadino, sarebbe il caso di continuare con il vice sindaco Vitale. Tale “voce di popolo” seguirebbe un percorso logico molto semplice: va rispetta la decisione della Corte d’Appello così come quella della Prefettura.

La paura è presumibilmente quella di cadere nel calderone di un nuovo commissariamento (l’ultimo commissariamento risale al marzo 2012 dopo lo sciglimento per infiltrazioni camorristiche), strumento poco consono alle attuali esigenze di un paese complesso come Gragnano. In effetti sembra una maledizione quella di Gragnano, che non vede un’amministrazione completare il naturale mandato dagli inizi del nuovo millennio. E’ come se il tempo si fosse fermato nella città della pasta, e lo testimoniano gli interventi di chi, proprio come Serrapica, è presente sulla scena politica da tanti anni. Altro personaggio intervenuto sulla vicenda, sostenendo la tesi di chi vuole sciogliere il consiglio comunale e ritornare al più presto alle urne, è quella di un altro big della vecchia politica gragnanese, l’ex sindaco Franco Zagaroli: “In merito alle vicende politiche del Comune di Gragnano, mi permetto di far osservare che i tecnicismi e le interpretazioni della legge in seguito alla dichiarata decadenza del Sindaco Cimmino, non sono sufficienti a rappresentare la volontà popolare. Si è determinata una situazione anomala che consiglia di far assumere una grande responsabilità di tutti i consiglieri comunali.

Le elezioni le ha vinte Cimmino e non altri, che oggi sperano di governare. Per cui in assenza del sindaco eletto e della forza delle opposizioni da qualunque atto istituzionale, come da esse rappresentato, renderebbe la città ingovernabile con gravi rischi di aumentare lo sconcerto e la confusione. Il consiglio di chi ha vissuto tante esperienze istituzionali, e’ quello di procedere alle dimissioni di tutti i consiglieri, evitando i Tribunali, e restituendo la parola ai cittadini che sapranno valutare e giudicare meglio di chi, oggi, si ostina ad occupare una sedia vuota di peso e di contenuto. Un periodo di pausa commissariale breve darà anche l’occasione di una riflessione politica seria per riorganizzare, e programmare i bisogni della nostra città verificando quali sono le forze politiche disponibili a superare gli steccati ed i preconcetti che hanno impedito la formazione di una maggioranza forte e coesa capace di assicurare una grande prospettiva politica alla nostra città.”

In questa situazione di confronto, o meglio di “sconforto”, l’unica certezza è che alla guida di Gragnano c’è, in questo preciso momento, il vicesindaco Alberto Vitale a cui, salvo altri (probabili?) colpi di scena, è affidato il compito di guidare la città al voto della prossima primavera. Senza dimenticare un’altra certezza cioè che nel mezzo di questo cammino ci sarebbe anche, dopo anni di attesa, il Puc da approvare. Che non sia proprio il Puc il vero pomo della discordia capace di far ridestare i vecchi nomi della politica gragnanese…

Carmine Iovine

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