Viso scarno, sguardo sfiduciato Omar, dopo aver ricevuto ampie garanzie sull’anonimato dell’intervista ci ha raccontato: “Per lavorare qui devi pagare certe persone. Ci smistano a monte: sono cittadini dell’est europeo che hanno contatti con persone del posto e che a seconda della necessità ci utilizzano. Chi non appartiene al “sistema”ha poche opportunità di trovare lavoro per così dire “permanente”. Ci danno poco e spesso siamo chiamati a svolgere mansioni che gli italiani rifiutano. A volte capita che qualcuno, lavorando in campagna o nei cantieri, si faccia male… e allora inizia un’altra odissea”.
Qui si interrompe il racconto del giovane nord africano. Una condizione indegna di essere umani, uno stato di pseudo schiavitù che andrebbe bloccato alla fonte. Indigna l’idea che napoletani possano lucrare sulla disperazione di queste povere persone ma ancor di più che si consenta ad extracomunitari malavitosi di spadroneggiare nei confronti di poveri immigrati.
Non intendiamo scoprire l’acqua calda, ne fare scoop cinici: solo lascia quanto meno perplessi il fatto che la zona sia continuamente battuta dalle forze dell’ordine evidentemente talmente prese da altre faccende da non intercettare e porre a storie di mafioso caporalato come questa. Prima di andar via Omar ci lancia uno sguardo triste e dice: “Non abbiamo ricevuto aiuto da nessuno. Spesso anche le associazioni che tanto dicono di fare dopo una breve comparsa scompaiono nel nulla. Non chiediamo altro che essere trattati da esseri umani : nulla di più”.
Evidentemente anche questa sacro santa richiesta ai giorni nostri diviene “assurda pretesa”. Certo, per chi è credente, che un domani si avrà veramente tanto, ma tanto di cui dare conto.
Alfonso Maria Liguori