E’ a Paul Gauguin che va il mio pensiero, già al primo scambio di battute con lo chef Ciro Salatiello. Che apre il nostro incontro con un sorriso a cuore aperto. E già poco dopo mi rivela i piccoli trucchi del mestiere. Ricette, profumi, sapori e ingredienti. Quelli di una vita. Proprio come il suo nuovo libro .
“Gli ingredienti di una vita” , così s’intitola il volume (edito da Alessandro Polidoro) che sarà presentato domani 1 ottobre al teatro Summarte di Somma Vesuviana alle ore 20,00.
Lo chef del “Marina di Castello Resort” inaugurerà la serata d’apertura alla tradizionale ‘festa del baccalà’ (dal 2 al 4 ottobre), a cui saranno presenti Tommaso Esposito, Monica Piscitelli, Elena Raia, Alberto Ritieni e Pasquale Piccolo, sindaco di Somma Vesuviana.
Lo chef del Napoli, in questa occasione, ci darà solo un assaggio delle 180 pagine che lo raccontano nel suo viaggio tra i fornelli .
Sfogliando la raccolta di foto che lo ritraggono nei momenti più importanti della sua carriera professionale e passando da una curiosità culinaria all’altra , gli chiedo questo libro cosa rappresenta. Giro una pagina, poi l’altra velocemente. E gli dico: Una semplice collezione di ricette?
“Questo libro appartiene più ad Alessandro Polidoro l’editore e a Luciano Furia che a me. Il primo ci ha messo la grinta anche quando io ero stanco; il fotografo invece, Luciano, ci ha messo l’anima. Io, l’impegno. Ecco perché presento più di un libro di ricette; è un opera completa: Grinta, Anima e Impegno”.
Qual è l’ingrediente principale di questo suo libro?
Perché me lo sminuisce con la domanda al singolare? Ride di gusto. Come solo quelli che sanno la vera differenza tra far da mangiare e cucinare sanno fare.
“ l’origine dell’acqua pazza e la sua storia sono straordinari, la pastiera, il soffritto che era il piatto dei poveri per eccellenza, le conserve di pomodoro con la partecipazione di intere famiglie, il fritto, gli scialatielli, ci sono tanti ingredienti”
Parlando con Ciro, ti sembra davvero di vederlo mentre fa magie in cucina.
Cibo da mangiare, cibo da cucinare, cibo da socializzare, cibo da gustare, cibo da guardare. Ai nostri giorni, il cibo sembra il nuovo peccato senza penitenza. Cibo ovunque. In tv, come nel grembo materno, facendo zapping, in internet o rovistando tra gli scaffali di una libreria. E mi viene naturale chiedergli perché l’uomo di oggi ha bisogno di riscoprire questo interesse culturale per il cibo.
Ci sono due cambiamenti sociali – mi risponde con la sicurezza di chi custodisce l’antico sapere dei sapori – avvenuti negli ultimissimi anni da tenere in conto : le donne avevano fino a qualche anno fa un ruolo da massaie già predestinato dalla nascita, oggi i singles e le donne sempre più indipendenti hanno lasciato molto più spazio nella cucina domestica ai compagni, mariti e i singles cucinano per se stessi. L’altro fattore importante è che i social fanno una campagna continua per la sana alimentazione aumentando l’interesse globale per il cibo. La TV con i suoi programmi ha consolidato non poco questo lavoro, facendo uscire allo scoperto i vecchi segreti degli chef ed ha contribuito a far aumentare in modo esponenziale anche le iscrizioni presso gli istituti alberghieri”
La figura del cuoco , oggigiorno, è molto trendy. Si è tentato di dare tanti aggettivi a questa professione; c’è chi ha detto che lo Chef è un dio, chi un operaio tra i fornelli, chi un diavolo, chi un artista. Marchesi lo definisce un direttore d’orchestra. Chi è il cuoco per lei?
“Il cuoco non deve fare altro che essere bravo ad assemblare gli ingredienti che offre la natura” mi risponde con la semplicità dei grandi. Ha una forma di rispetto che nasce dalla consapevolezza che ogni alimento è eccezionale nel suo dare nutrimento.
Non meraviglia, infatti, che poco dopo confessi, che oltre ad alimentare gli undici di Sarri, si diverta anche tanto nei grandi eventi.
“Se hai 300 ospiti e sbagli, hai sbagliato 300 volte in una. L’adrenalina cresce, ma quando va bene ti senti ripagato”. Creatività e concretezza nelle sue dichiarazioni. Gli chiedo, infatti, della sua ultima creazione. Il kepurp, la rivisitazione napoletana del Kebab, di cui tanto se ne è parlato sui giornali.
Dove potremo gustarla?
“Tra un po’ a Roma, presso il teatro Olimpico, lanceremo un primo corner. Poi magari in tutta Italia”.
“Un piatto genuino e squisito”. Mi assicura. La cucina è sinonimo di fiducia, aggiunge. E qui ci senti tutta la passione partenopea.
Ornella Scannapieco