Continua senza sosta l’azione filantropica a Ercolano di Angelo Russolillo. Un imprenditore, un commerciante onesto che ha saputo schierarsi concretamente dalla parte dei più deboli regalando dopo le 20 alimenti invenduti a chi versa in precarie condizioni economiche e dando vita ad un mercatino dei libri usati il cui ricavato è sempre devoluto in beneficenza.
Concreta come concreta e leale può essere l’azione di chi si è fatto da solo costruendo giorno per giorno il proprio futuro. Sguardo sereno ma deciso , amante della famiglia e della legalità Russolillo rappresenta un fulgido esempio di professionalità e attaccamento ai luoghi. Credere, restare e investire in realtà vesuviane come quella ercolanese è da sempre impresa ardua. E’ giunto il momento che le istituzioni centrali e in particolar modo l’amministrazione comunale si adoperino perché gli sforzi, i sacrifici e i le speranze di ercolanesi doc come Russolillo non naufraghino nell’oceano dell’immobilismo e dell’indifferenza che per anni ha penalizzato la comunità degli scavi. Come? Potenziando le attività sociali sul territorio, creando manifestazioni pubbliche che portino la gente a vivere commercialmente in modo più incisivo il proprio paese, istaurando un filo diretto tra il governo locale e gli imprenditori al fine di apportare occupazione in loco e favorirne la crescita qualitativa.
Si dimostri una volta per tutte che a Ercolano per poter “fare” non c’è bisogno di “appartenere”, di essere spalleggiati da qualche potente signorotto locale ma basta solo buona volontà e attaccamento al territorio. Legalità e meritocrazia per dare spessore e trasparenza al tanto declamato rinnovamento. Altrimenti spenti i riflettori di questo grande progetto particolarmente sentito dai giovani non resteranno sul campo che le “roccaforti di sempre” e pochi superstiti che poco o nulla a quel punto potranno fare di buono per Ercolano. In sintesi : linfa vitale al commercio ercolanese perché con le buone arringhe e con gli ormai inflazionati sermoni elettorali non si pagano “tasse e bollette” ne si crea “lavoro”.
Alfonso Maria Liguori