Cuomo: “Non ho nulla da rimproverarmi ho lavorato per risollevare le sorti della città”

cuomo2CASTELLAMMARE DI STABIA – “Non ho nulla da rimproverarmi ho lavorato due anni intensamente per risollevare le sorti della città e i primi risultati cominciavano a farsi vedere, soprattutto nel campo delle opere pubbliche”. Così Nicola Cuomo, ex sindaco di Castellammare di Stabia, pochi minuti dopo aver incassato la sfiducia dai consiglieri comunale, tra cui alcuni rappresentanti del suo partito.

Tanto tuonò che piovve. Il sindaco di Castellammare Nicola Cuomo dopo circa 28 mesi di governo cittadino, quindi, va a casa. Sfiduciato dai consiglieri di opposizione, dai ‘dissidenti’ del Pd, Sel e Idv ovvero lo zoccolo duro della coalizione che lo aveva portato nel giugno 2013 ad essere eletto primo cittadino di Castellammare.

A decretare la fine della consiliatura, con la firma delle dimissioni davanti al notaio, sono stati i consiglieri comunali Antonio Alfano, Eutalia Esposito, Salvatore Vitiello, Antonio Pentangelo, Gaetano Cimmino, Vincenzo Ungaro, Giuseppe Giovedi, Francesco Iovino, Luigi Greco, Rodolfo Ostrifate, Francesco Russo, Rosanna Esposito e Amedeo Di Nardo. Un governo, quello di Cuomo, a dir poco travagliato, mai sereno e fin dall’inizio in perenne crisi politica salvo pochi sprazzi di “serenità”. Mesi di crisi politica, il primo strappo con i vendoliani, poi la spaccatura netta con una grossa parte del Pd di corso Vittorio Emanuele, tira e molla con gli esponenti delle liste civiche ed infine l’ultima diatriba con l’Idv gli è stata fatale. Nel mezzo di questi 28 mesi tante iatture, gravi problemi sotto il profilo dell’occupazione e della gestione amministrativa che Cuomo e i suoi non hanno saputo affrontare.

A marchiare pesantemente in maniera negativa l’esperienza di Cuomo, nipote dell’ex ministro Gava, a palazzo Farnese è stato il fallimento della partecipata comunale Terme di Stabia ed il successivo licenziamenti dei dipendenti termali. Tante le grane cadute sull’ amministrazione Cuomo, ultima in ordine cronologico lo stop ai lavori di restyling della Villa Comunale che ha portato in piazza cittadini e commercianti a chiedere allo stesso sindaco di andare a casa. Quella di ieri per il sindaco del Pd è stata l’ultima lunga giornata di passione, iniziata con l’ennesimo ultimatum lanciato dall’Italia dei Valori con l’ex presidente del consiglio comunale Amedeo Di Nardo a ribadire la posizione del suo partito: azzeramento della giunta oppure ‘si’ alla sfiducia durante l’assise che si sarebbe dovuta svolgere nel pomeriggio di oggi. Un consiglio comunale che non si farà, ovviamente.

Da domani il prefetto di Napoli dovrà procedere con l’iter dello scioglimento del consiglio comunale e la conseguente nomina di un commissario. Probabilmente le forze di opposizione insieme a parte dell’ex maggioranza hanno voluto risparmiare la gogna a Cuomo con la sfiducia pubblica in consiglio comunale, evitando anche eventuali ripensamenti dell’ultim’ora. La firma delle dimissioni davanti al notaio è avvenuta quasi in concomitanza con l’annuncio delle dimissioni del sindaco di Roma capitale, pure lui ha gettato la spugna dopo settimane di pressing mediatico e inchieste della magistratura a sconvolgere dalle fondamenta il Campidoglio.

La stessa mossa fatta da Cuomo nei mesi scorsi, per poi ritornare sui suoi passi e riassestare la sua maggioranza con l’innesto di due consiglieri trasmigrati dall’ opposizione (Giuseppe Mercatelli e Umberto Pane). Mossa che, però, ha prodotto solo poche settimane di relativo equilibrio politico. Infatti quando l’Idv ha portato avanti con insistenza il suo volere (azzeramento della giunta e nomina di tecnici) la maggioranza è tornata a scricchiolare. Proprio ieri pomeriggio lo stesso sindaco ha giocato la sua ultima carta per reggere in piedi la sua amministrazione facendo dimettere tutti gli assessori della sua giunta. Operazione che non ha sortito i suoi effetti.

“Negli ultimi mesi ho subito attacchi violenti– ha commentato Cuomo – prima da Sel, poi dai miei stessi compagni di partito, infine dall’Idv. Evidentemente avevano già deciso di porre fine a questa consiliatura. Determinante – continua – oltre alle diatribe politiche, è stato anche il difficile momento attraversato dalla città, con il fallimento delle Terme, la crisi di Multiservizi e i lavori in villa comunale. Si tratta nella maggior parte dei casi di problemi ereditati dal passato. Per quanto mi riguarda – conclude – chiederò ai dirigenti comunali un ulteriore sforzo per far ripartire quanto prima i lavori di restyling della villa e per completare il lavoro avviato in questi due anni”.

Raffaele Cava
Francesco Fusco

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