Neanche è iniziato l’anno scolastico che a Volla i genitori si sono visti presentare il conto. Un conto per la verità salato, dato che, da quest’anno, ogni pasto che i piccoli vollesi consumeranno alla mensa scolastica costerà 3,41 euro.
In verità, questo è il costo che il pasto aveva anche negli ultimi anni, ma il Comune in passato contribuiva al pagamento dello stesso, accollandosi una quota per le famiglie a basso reddito.
Con l’avvento del Commissario e la verifica dei conti, gli stessi non sono tornati. La Dr.ssa Maria De Angelis ha rilevato che, per tale servizio, il Comune ha pagato migliaia di euro senza un reale controllo della spesa e, per far quadrare il bilancio, è stata costretta ad addebitare l’intero servizio ai genitori.
Questi ultimi ovviamente si sono mobilitati ma, stante la complicata situazione economica, difficilmente otterranno un dietrofront del Commissario.
Sulla questione abbiamo sentito l’avv. Andrea Viscovo, ex consigliere di opposizione, e promotore del movimento CittadiniXVolla.
«Ritengo – afferma Viscovo – che la questione dovrebbe essere affrontata partendo da lontano. Nella passata legislatura, quando si era chiamati a votare il bilancio, più volte in Consiglio Comunale è stato sollevato il “problema mensa”. I revisori contabili, infatti, sollecitavano la giunta Guadagno a ridurre i costi della mensa scolastica che rappresentava una eccessiva voce di spesa, ma l’allora Sindaco non ascoltava quanto gli veniva suggerito, considerando peraltro strumentali le proposte che arrivavano dai banchi dell’opposizione».
Quale potrebbe essere la soluzione in futuro? Diverse sono le istanze dei cittadini che chiedono ovviamente di poter risparmiare, visto che per una famiglia tipo (con due figli, uno all’infanzia ed uno alla primaria) il costo si aggira a circa 100 euro mensili.
«Effettivamente – continua Viscovo – è una spesa cospicua per le famiglie vollesi che oggi si vedono tartassate su tutti i fronti. Bisogna auspicare, attraverso l’adozione di strumenti quale il QuozienteFamiglia, da me proposto in Commissione Politiche Sociali e mai adottato, una imposizione fiscale che sia corrispondente il più possibile alla reale capacità contributiva delle famiglie. Tenendo conto, quindi, dei redditi percepiti e del numero dei figli.
Quanto ai servizi a domanda individuale, come la mensa, il costo del singolo pasto sicuramente dovrà essere ridotto (magari con una nuova gara) ma soprattutto dovranno essere previste delle gratuità per le famiglie in difficoltà socio-economica».
Sembrerebbe, dunque, che con una politica più accorta, oggi non ci si sarebbe trovati in questa situazione. Si spera, quindi, che in futuro chi sarà chiamato a gestire questa “patata bollente” sappia trovare una soluzione per andare incontro alle esigenze dei cittadini e nello stesso tempo far quadrare il bilancio.
Angela Del Gaudio