Finito il tempo dei proclami e delle propagande elettorali della serie “Io salverò Ercolano” ci si interroga sulle strategie operative da adottare per far fronte all’ondata di violenza che sembra imperversare in tutto il vesuviano. Furti, scippi e rapine ormai si ripetono con drammatica cadenza miserabili testimonianze di una società che affonda sotto il peso di inefficienze storiche amministrative, inadeguata scolarizzazione e mancanza di occupazione.
La città lasciatasi alla spalle il periodo di vergognosa polemica elettorale guarda al futuro speranzosa nella coscienza dei propri amministratori locali: si crede nelle doti del buon Ciro Buonajuto così come nelle capacità del consigliere Antonio Liberti (ex assessore) o del consigliere (ex assessore) Antonietta Garzia.
Per non parlare del Movimento 5 Stelle rappresentato in aula consiliare da Gennaro Cozzolino sempre presente sul pezzo e delle giovani unità politiche che hanno apportato aria nuova nella cittadina degli scavi.
Lavorare insieme per migliorare l’oggi costruendo un domani più consono alle aspettative delle nuove leve: soprattutto evitare di scoprire l’acqua calda dando penosamente dimostrazione di come si siano ignorate per decenni gravissime problematiche sociali del territorio.
Chi è cresciuto a Ercolano ricorda con sgomento gli anni bui dell’eroina, le guerre sanguinose di camorra, i giovanissimi trovati all’alba senza vita nelle campagne di Via Doglie (oggi Miglio d’Oro) o nella zona a nord della città stroncati da overdose. Venivano persino da altri capoluoghi di provincia per acquistare a buon mercato quel veleno che altri vendevano a prezzi superiori. Questa la storia, questa la realtà con la quale gli ercolanesi onesti hanno dovuto fare i conti.
Non rimane quindi che mettere da parte l’egocentrismo, il narcisismo e soprattutto l’interesse personale: Ercolano necessita di un atto unitario d’amore per i luoghi che non può e non deve conoscere colore politico o bandiera di sorta ma solo la comune volontà di rinnovare il paese sotto l’egida della legalità e dello sviluppo qualitativo.
Alfonso Maria Liguori